L'esercizio
della stupidità, quella del pubblico, del sessantottesimo
Festival della Canzone Italiana di Sanremo mi fa riflettere o
forse mi da solamente conferme di certezze acquisite da tempi
ormai memorabili, almeno per me. L'altro giorno dopo la prima serata
avevo, parlando della canzone ieri sera vincitrice, pensato e
scritto in un post letto forse da cinque esseri umani che il solito
"scandaletto" a Sanremo anche quest'anno non poteva
mancare. E puntualmente non solo non sono stato smentito ma
addirittura sublimato nella mia “previsionabilità mediatica”
conferendogli il premio del pubblico votante. A proposito di
quest'ultimo io non ne conosco nemmeno un esemplare, ma a onor del
vero qualcuno potrebbe dirmi che effettivamente io non conosco molta
gente, grandissima verità. Peraltro aggiungo che è esattamente
così, perché distaccarsi dalla massa e dalla media quando conosci
esattamente i meccanismi che fanno appunto della gente il cibo più
appetito dai media moderni (parlo ovviamente di quegli
esseri-fotocopia non si sa bene di che cosa non più umani ma
creati e alimentati dai moderni social a mo' di burattini senza fili)
è sempre stato almeno per me non solo facile ma estremamente
naturale.
Torniamo
all'esercizio della stupidità. C'è sempre dietro una
vittoria al Festival il lato “umano”, come quello del caso di
Ermal Meta sfuggito ad una situazione tragica che vive la
gente nel suo paese di provenienza (poverini, abbiamo dimenticato
l'Italia di pochi decenni fa) o l'argomento della canzone che
“stranamente” riflette proprio gli argomenti preferiti dai mass
media.
A proposito, tengo
a precisare che la pronuncia corretta è “mass media”
così come scritto (trattasi di locuzione mutuata direttamente dal
latino e definita linguisticamente “cavallo di ritorno”) non come
tantissimi pronunciano “mass midia” con la ricerca
forsennata della pronuncia filo-inglese. Che poi questi americani a
parte venirci a “liberare” dall'invasore nel 1943 iniziando a
fare i propri interessi senza soluzione di continuità nella nostra
bella Europa che le ha dato non dimentichiamocene mai i natali, non
ci hanno regalato niente altro a parte un po' di cioccolata e
“gingomme”.
Il
secondo e il terzo arrivato in una manifestazione con gara ci devono
essere, per giustificare il vincitore ovviamente. Preferisco
stendere un velo piet(r)oso.
E
il pubblico presente? Come mai tanti fischi dalla platea quando
vengono lette le classifiche? Ma quelli che telefonano non sono
italiani come quelli che stanno pagando il biglietto dell'Ariston?
Hanno forse gusti musicali differenti? Facciamo telefonare o votare
direttamente (con buona pace delle compagnie telefoniche) quelli che
hanno pagato per vedere il festival allora! Ma non sarà che chi vede
dal vivo i cantanti li capisce veramente e in tv invece il popolino
non afferra quelli che sono grandi artisti? O la differenza è quella
tra il prezzo del biglietto e quello del canone in bolletta? Mah!
Si
dirà come tutti gli anni, ma a quanto pare l'episodio è
sistematicamente dimenticato (o forse no...), che il vero vincitore
lo daranno le vendite dei dischi, il “vincitore morale”. Ricordo
il tristissimo esempio dello scorso annno in cui una grandissima
artista è stata scavalcata dal “ragazzetto con la scimmia” al
quale auguro una carriera solamente la decima parte di quella di una "signora" della musica italiana che è Fiorella Mannoia. Ma quali
vendite, se ormai anche un ragazzino di dieci anni sa come scaricare
illegalmente o meno la musica da internet! Che poi anche qui
l'illegalità c'è o non c'è non si capisce bene. Se qualcosa è
illegale la legge dovrebbe sanzionarlo, o no?
Passiamo
brevemente ai presentatori.
Abbiamo
avuto il conduttore-non conduttore che ha lasciato spesso il
guinzaglio ai suoi aiutanti-partner, conduttore la cui probabilmente
maggior soddisfazione è stata mostrare bene i suoi botox più di una
attrice famosa che ormai gli anni non supportano più nel fisico
cadente.
La
prima, e unica per fortuna, donna se l'è cavata grazie solamente
alla sua simpatia perché in realtà non si capisce ancora dopo i
tanti anni che calca i palcoscenici italiani se voglia fare la
cantante, l'attrice, la conduttrice, la soubrette, l'imprenditrice o
altro...
L'attore
prestato al Festival, grandissimo attore voglio dirlo a voce alta, è
stato come lui stesso ha affermato appena sopra la sufficienza se non
fosse per un fantastico monologo nella serata finale. Anche se
l'argomento di questo rientra perfettamente in quei tre argomenti
principe che ogni giorno i media ci fanno sentire come vitali
per tutti gli italiani, ma così non è.
Insomma
concludendo, questo Festival della Canzone Italiana si è
differenziato si dagli altri ma forse solamente per lo share,
considerando che queste percentuali alla gente comune sicuramente
interessano esattamente quanto a me interessa della vita degli
scarafaggi.
Esattamente
al contrario è per chi orchestra questo teatrino tutti gli anni
perché quello che conta oggi sono gli sponsor, che pagano e devono
poi venderci i loro prodotti spessissimo fasulli.
Ma
va bene così, perché quando la gente vede in vetrina un vestito o
un giubetto dice: hai visto quello, lo portava “coso” a Sanremo
lo compriamo?