lunedì 13 maggio 2019

IL MIO GIRO D'ITALIA

Da oltre dodici anni risiedo a Frascati, cittadina di 22.000 abitanti che fa parte della città metropolitana di Roma Capitale. Come potete leggere nell'articolo in link domani e il 15 maggio il sindaco ha disposto che tutte le scuole restino chiuse in occasione della tappa del Giro D'Italia. 
Vorrei sorvolare sul fatto che (finalmente...?) alcuni tratti di asfalto siano stati ripristinati per consentire agli atleti il passaggio sicuro, ma non riesco a sorvolare: i ciclisti non devono rischiare (sacrosanto) cadute con le conseguenze immaginabili, mentre noi poveri umani cittadini sopportare che automobili, motociclette e altri mezzi con cui ci spostiamo quotidianamente molto spesso abbiano dei danni invece si...? Perché? Perché il ciclismo è uno sport mentre noi che paghiamo le tasse, troppe tasse, non siamo considerati affatto? 
Inutile aggiungere che la viabilità sarà deviata all'occorrenza e io che ad esempio abitando proprio vicino al passaggio fino alle 19:00 del 14 non posso rientrare a casa MIA con la MIA automobile.
Ma l'aspetto peggiore, che più mi fa rabbia, è quello appunto legato alla scuola. Non sono io a dire che il nostro sistema scolastico è allo sbando totale da troppi anni. Riforme su riforme che annullano le precedenti creando un caos indescrivibile e ragazzi usciti dalle scuole superiori che, lo possiamo vedere ogni giorno qui sui social, non conoscono le regole basilari della grammatica, non hanno che una minima parte di conoscenza del lessico della lingua più bella del mondo. E dovrebbero affrontare l'università.... Ma come? I programmi ministeriali puntualmente non vengono completati e tra l'altro svolti alla leggera, troppo alla leggera, da insegnanti stanchi di fare un lavoro spesso sottopagato e non certo supportato da un Ministero che da un giorno all'altro cambia titolare a seconda del vento che tira in Parlamento.
Poi ci si lamenta della fuga di cervelli. Tranquilli se si continua così tra pochi anni cervelli in fuga non ce ne saranno più! Bisognerebbe al contrario invece insegnare ai giovani che la scuola è preparazione, seria, al mondo del lavoro. Mondo lavorativo dove non ci saranno giorni in cui si va in gita, in cui è chiuso il lavoro perché passa il Giro d'Italia o permessi, malattie, e ancora fantomatiche alternanze scuola-lavoro in cui alla fine non si fa niente e ancora assemblee scolastiche che servono solo da scusa per non fare lezione. 
E che il datore di lavoro invece ti costringerà a finire quello che stati facendo e magari senza neanche pagarti gli straordinari, perché è così, pena la sostituzione con un altro che ha bisogno di lavorare.
Ci si lamenta anche di giovani costretti a lavorare per cinque-seicento euro mensili ad un call center, magari per una società straniera, e non ci si chiede perché. 
La risposta è ovvia: perché non valgono tanto da esigere e meritare una professione meglio remunerata.
E ancora non si dica che le aziende non ce la fanno ad andare avanti, che chiudono o peggio sono rilevate da altre aziende, ovviamente non italiane. 
Dopo essere state acquistate però da chissà chi magicamente riprendono a funzionare...
Svegliati popolo. Svegliati o sarà tardi. 
Perché quando penserete ci sarà tempo, tempo non ce ne sarà più.

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