domenica 11 febbraio 2018

Festival di Sanremo. Il festival della stupidità e della superficialità



L'esercizio della stupidità, quella del pubblico, del sessantottesimo Festival della Canzone Italiana di Sanremo mi fa riflettere o forse mi da solamente conferme di certezze acquisite da tempi ormai memorabili, almeno per me. L'altro giorno dopo la prima serata avevo, parlando della canzone ieri sera vincitrice, pensato e scritto in un post letto forse da cinque esseri umani che il solito "scandaletto" a Sanremo anche quest'anno non poteva mancare. E puntualmente non solo non sono stato smentito ma addirittura sublimato nella mia “previsionabilità mediatica” conferendogli il premio del pubblico votante. A proposito di quest'ultimo io non ne conosco nemmeno un esemplare, ma a onor del vero qualcuno potrebbe dirmi che effettivamente io non conosco molta gente, grandissima verità. Peraltro aggiungo che è esattamente così, perché distaccarsi dalla massa e dalla media quando conosci esattamente i meccanismi che fanno appunto della gente il cibo più appetito dai media moderni (parlo ovviamente di quegli esseri-fotocopia non si sa bene di che cosa non più umani ma creati e alimentati dai moderni social a mo' di burattini senza fili) è sempre stato almeno per me non solo facile ma estremamente naturale.
Torniamo all'esercizio della stupidità. C'è sempre dietro una vittoria al Festival il lato “umano”, come quello del caso di Ermal Meta sfuggito ad una situazione tragica che vive la gente nel suo paese di provenienza (poverini, abbiamo dimenticato l'Italia di pochi decenni fa) o l'argomento della canzone che “stranamente” riflette proprio gli argomenti preferiti dai mass media.
A proposito, tengo a precisare che la pronuncia corretta è “mass media” così come scritto (trattasi di locuzione mutuata direttamente dal latino e definita linguisticamente “cavallo di ritorno”) non come tantissimi pronunciano “mass midia” con la ricerca forsennata della pronuncia filo-inglese. Che poi questi americani a parte venirci a “liberare” dall'invasore nel 1943 iniziando a fare i propri interessi senza soluzione di continuità nella nostra bella Europa che le ha dato non dimentichiamocene mai i natali, non ci hanno regalato niente altro a parte un po' di cioccolata e “gingomme”.
Il secondo e il terzo arrivato in una manifestazione con gara ci devono essere, per giustificare il vincitore ovviamente. Preferisco stendere un velo piet(r)oso.
E il pubblico presente? Come mai tanti fischi dalla platea quando vengono lette le classifiche? Ma quelli che telefonano non sono italiani come quelli che stanno pagando il biglietto dell'Ariston? Hanno forse gusti musicali differenti? Facciamo telefonare o votare direttamente (con buona pace delle compagnie telefoniche) quelli che hanno pagato per vedere il festival allora! Ma non sarà che chi vede dal vivo i cantanti li capisce veramente e in tv invece il popolino non afferra quelli che sono grandi artisti? O la differenza è quella tra il prezzo del biglietto e quello del canone in bolletta? Mah!


Si dirà come tutti gli anni, ma a quanto pare l'episodio è sistematicamente dimenticato (o forse no...), che il vero vincitore lo daranno le vendite dei dischi, il “vincitore morale”. Ricordo il tristissimo esempio dello scorso annno in cui una grandissima artista è stata scavalcata dal “ragazzetto con la scimmia” al quale auguro una carriera solamente la decima parte di quella di una "signora" della musica italiana che è Fiorella Mannoia. Ma quali vendite, se ormai anche un ragazzino di dieci anni sa come scaricare illegalmente o meno la musica da internet! Che poi anche qui l'illegalità c'è o non c'è non si capisce bene. Se qualcosa è illegale la legge dovrebbe sanzionarlo, o no?
Passiamo brevemente ai presentatori.
Abbiamo avuto il conduttore-non conduttore che ha lasciato spesso il guinzaglio ai suoi aiutanti-partner, conduttore la cui probabilmente maggior soddisfazione è stata mostrare bene i suoi botox più di una attrice famosa che ormai gli anni non supportano più nel fisico cadente.
La prima, e unica per fortuna, donna se l'è cavata grazie solamente alla sua simpatia perché in realtà non si capisce ancora dopo i tanti anni che calca i palcoscenici italiani se voglia fare la cantante, l'attrice, la conduttrice, la soubrette, l'imprenditrice o altro...
L'attore prestato al Festival, grandissimo attore voglio dirlo a voce alta, è stato come lui stesso ha affermato appena sopra la sufficienza se non fosse per un fantastico monologo nella serata finale. Anche se l'argomento di questo rientra perfettamente in quei tre argomenti principe che ogni giorno i media ci fanno sentire come vitali per tutti gli italiani, ma così non è.
Insomma concludendo, questo Festival della Canzone Italiana si è differenziato si dagli altri ma forse solamente per lo share, considerando che queste percentuali alla gente comune sicuramente interessano esattamente quanto a me interessa della vita degli scarafaggi.
Esattamente al contrario è per chi orchestra questo teatrino tutti gli anni perché quello che conta oggi sono gli sponsor, che pagano e devono poi venderci i loro prodotti spessissimo fasulli.
Ma va bene così, perché quando la gente vede in vetrina un vestito o un giubetto dice: hai visto quello, lo portava “coso” a Sanremo lo compriamo?



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