domenica 26 marzo 2017

L'avvilente storia di Simone Paparella e sua madre Alessandra

Altre volte ho raccontato di giustizia negata o disattesa http://www.wuoow.com/una-storia-di-ordinaria-ingiustizia-lincubo-della-famiglia-pollari/, ma questo di cui vi parlo è un altro genere di episodio di quelli che si verificano un po' per la sorte più spesso per incuria delle persone coinvolte e, ci auguriamo meno spesso, a causa della scarsa professionalità se non incompetenza dei soggetti coinvolti.
Lo scorso 28 giugno 2016 Simone Paparella, un ragazzo di trentuno anni residente ad Ostia (Rm) insieme alla mamma la signora Alessandra Tesei, durante una passeggiata nel tardo in compagnia della ragazza Rossana viene colto da un malore, immediatamente interviene un'infermiera che si trova casualmente nei paraggi la quale presta un massaggio cardiaco in attesa del 118.

Nonostante Simone fosse uno sportivo praticante e non gli sia stato mai riscontrato alcun problema, l'improvviso arresto cardiaco non gli da possibilità alcuna e sembra che quando arrivato all'Ospedale G.B. Grassi di Ostia non si sia potuto fare altro che riscontrarne il decesso.
Il caso dicevo: perché la signora Alessandra due anni prima era stata colpita da emorragia cerebrale con un conseguente mese di coma, aveva superato bene l'episodio ma come succede casi di questo genere non possono fare altro, se possibile, che rinforzare il rapporto tra madre e figlio. Immaginerete nel momento che la fidanzata di Simone avvisa telefonicamente Alessandra che genere di reazione
questa abbia potuto avere; precipitatasi nell'ospedale l'unica cosa che può è raccogliere la dichiarazione di decesso da parte dei medici del pronto soccorso, oltretutto comunicatole ci dice la signora con una insensibilità totale.
Rossana, la fidanzata, è distrutta e oltretutto sembra sia stata trattata molto male dal personale che non le ha permesso non solo di chiedere informazioni mentre Simone era all'interno, ma addirittura l'ha costretta ad aspettare in una stanza e non in sala d'attesa, e la signora Alessandra distrutta anche lei che peggio non potrebbe.
Passiamo adesso all'incuria o scarsa professionalità, sto usando un eufemismo, degli operatori del Pronto Soccorso in servizio il 26 giugno 2016. Al momento di richiedere gli effetti personali del figlio alla mamma viene risposto che non ci sono e, dopo la dichiarazione da parte dell'Ares che in ambulanza non si era proceduto allo spoglio del paziente, che sembra siano stati consegnati ad una persona presentatasi come il fratello di Simone ma la cosa è molto poco chiara perché in seguito le viene detto che comunque erano stati tagliati per intervenire sul ragazzo, ma anche qui qualcosa non torna perché non si trovano neanche le scarpe e soprattutto la catenina che Simone portava ventiquattr'ore su ventiquattro al collo alla quale era legatissimo.

Dice Alessandra: "Non è certo il valore commerciale della catenina ma quello affettivo che rappresentava per me e per mio figlio che la rivoglio" e poi è assurdo che i dipendenti addetti al pronto soccorso non svolgano il loro compito seguendo le procedure emanate dal Ministero della Salute, che Alessandra conosce benissimo in quanto dipendente da molti anni dell'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma(IFO).
Dopo vari tentativi a vuoto con l'ufficio relazioni pubbliche del Grassi e un esposto nei confronti della Dottoressa Cristina Valeri di turno al pronto soccorso quel giorno, ha potuto solo procedere con una denuncia formale ai Carabinieri che avrà sicuramente il suo corso dati i presupposti ma con i tempi che sappiamo della giustizia italiana.
Non è l'ennesimo caso di malasanità di cui si parla troppo spesso in questi ultimi anni ma di qualcosa da un altro punto di vista altrettanto brutto: qui è evidente una sorta di superficialità o se vogliamo di menefreghismo nel trattare una situazione tanto grave come il decesso di un giovane uomo, in cui invece non sarebbe richiesta eccessiva un minimo di umanità da parte di chi sappiamo trovarsi tutti i giorni per lavoro in situazioni simili.
Faccio gli auguri alla signora Tesei che abbia almeno dalle autorità preposte quella considerazione e soddisfazione che avrebbe meritato da chi invece non lo ha fatto per niente, promettendo di seguire fino in fondo gli sviluppi.

venerdì 24 marzo 2017

CIRCHI, ANIMALI E ANIMALISTI. UNA VERITA' TROPPE BUGIE.

Ho già trattato a margine di un altro mio articolo ( http://www.wuoow.com/301-2/ ) l'argomento di cui voglio iniziare a parlare qui più approfonditamente. Mi sono convinto a farlo perché nelle aule del nostro Parlamento si è da un pò iniziato a discutere un progetto di riforma all'interno del DDL 2287 bis in previsione di una "graduale dismissione degli animali da circo".
Posizione assunta per prima dalla la L.A.V. come noto che il 15 marzo scorso ha patrocinato presso la Biblioteca del Senato un workshop denominato "Circhi con animali in Europa, rischi per la sicurezza pubblica" (praticamente le attività circensi che si avvalgono di animali addomesticati sono considerate alla stregua di organizzazioni filo Isis o Al Qaeda...).
All'interno del documento si parla di un certo numero di incidenti verificatisi negli ultimi 22 anni con il coinvolgimento di animali dei circhi e l'intenzione di fornire uno "strumento operativo alle strutture circensi e alle autorità pubbliche che vogliano trasferire animali provenienti dai circhi in strutture idonee di ospitalità temporanea o permanente".
Si parla in tale direzione di una lista, ancora da completare, dei centri di recupero o santuari per animali selvatici appartenenti a specie esotiche conosciuti agli addetti ai lavori col nome di CRASE e CRASM (Centri recupero animali selvatici ed esotici).

Tutto ciò in linea con la tendenza europea ad eliminare gli animali dai circhi, ma attenzione sono le basi dai cui prende spunto la L.A.V. che fanno acqua e molta: tutto si fonda sul presupposto che tali animali oltre ad essere sfruttati (gli addetti ai lavori molto tranquillamente affermano che questi non svolgono alcun esercizio controvoglia, e che anzi il loro è da considerarsi esattamente come il lavoro di qualsiasi altro componente del circo) subiscono maltrattamenti e sono costretti a fare durante le esibizioni esercizi contro natura.
Niente di più falso e chiunque voglia può trovare in rete informazioni al riguardo (consiglio http://circoconanimali.weebly.com/bugie-sul-circo.html ).

I veri animalisti cioè gli "amanti degli animali" ricordo, non parlo del becero animalismo di quei soggetti ciechi che sostengono quanto sopra, sanno molto bene che da generazioni gli animali che si esibiscono e vivono nei circhi non provengono dai luoghi d'origine dei loro antenati, ma nascono in cattività. Questo può voler dire solamente una cosa e cioè che non posso trovarsi fuori dal loro
habitat visto che questo è il loro habitat e tanto meno compiere esercizi contro natura, in quanto sin da piccolissimi imparano a svolgerli insieme ai loro istruttori
Come detto la L.A.V. parla di maltrattamenti e animali costretti in gabbie anguste, anche qui niente di più falso: le gabbie di contenimento devono esistere per ovvie ragioni logistiche e non sono affatto di dimensioni irrisorie invece è riguardo ai maltrattamenti, vero punto nodale di tutta la questione, che si fa un gioco davvero poco pulito.

La legge dice che qualsiasi circo voglia esercitare la sua attività deve farne richiesta al relativo comune, il quale invia ispettori a verificare rilasciando dichiarazioni dei veterinari delle ASL e inoltre il C.F.S. (Corpo Forestale dello Stato) rilascia una certificazione denominata CITES a tutela delle specie protette sulla base di criteri emessi dal Ministero dell'Ambiente per il mantenimento degli animali nei circhi.

Mi chiedo a questo punto come fa la L.A.V. a procedere al sequestro di animali, avvalorato da dichiarazioni di altri veterinari che sostengono di trovare i medesimi in cattive condizioni? Ricordo che sempre per legge devono subire più controlli gli esemplari nei circhi che qualsiasi altro animale detenuto sul territorio italiano.....
E'già successo in passato che esemplari sequestrati e condotti in CRASE e CRASM sulle basi di cui sopra, quando non dichiarati morti o scomparsi, una volta restituiti ai legittimi proprietari (perché evidentemente il sequestro non era legale) fossero riconsegnati in condizioni pietose o in fin di vita (articoli e video disponibili in rete http://www.lanazione.it/grosseto/cronaca/crasm-semproniano-inchiesta-1.1546716 https://www.youtube.com/watch?v=gXOc1gLGDkk&app=desktop ). Aggiungo che proprio perché nati in cattività gli esemplari sequestrati condotti nei presunti territori di origine o in questi centri sono regolarmente morti o addirittura si sono lasciati morire perché incapaci di adattarsi ad un ambiente sconosciuto.
Qui si va ampiamente oltre il sacro concetto animalista di voler difendere animali maltrattati ma viene il sospetto che qualcuno abbia degli interessi come già successo, è di pubblico dominio, molte volte nei casi dei canili-lager: i CRASE e CRASM sopraddetti (le famose "strutture di recupero") sono gestite da associazioni animaliste che dovrebbero occuparsi appunto del recupero degli animali invece è presumibile che ci siano forti "attrattive" economiche in quanto sovvenzionate dallo stato, non volendo considerare che a differenza di quanto si pensi già ricevono aiuti 50 volte superiori a quelle dei circhi.

Mi rivolgo a chi sostiene di amare davvero gli animali, se è così prendersela col mondo circense è la cosa più sbagliata perché proprio questi ultimi li apprezzano veramente vivendo insieme a loro giorno e notte. E poi qualcuno riesce ad immaginare uno spettacolo come quello senza cavalli, tigri, leoni, uccelli, scimmie, giraffe e ancora zebre, elefanti, pinguini o canguri?

Non finisce qui.


domenica 12 marzo 2017

IL SOTTILE CONFINE TRA LEGGE E GIUSTIZIA

Sempre più sottile secondo me il limite che distingue il concetto di Legge da quello, innato, di Giustizia. L’uomo fin da tempi antichi ha ritenuto per governare la convivenza tra simili all’interno della società di doversi porre delle regole delle norme, le cosiddette leggi appunto. Le leggi quindi automaticamente ci pongono dei limiti nelle nostre azioni quotidiane, che siano nei confronti di altre persone o anche di oggetti ed è qui l’importanza basilare di tutti gli ordinamenti giuridici. Le attuali leggi provengono da quello che anticamente fu prima il diritto in Grecia e poi a Roma, da cui appunto il Diritto Romano che ancora oggi si studia nelle università. Ora il punto che voglio trattare è se obiettivamente alcune leggi rispecchiano il senso di giustizia che come accennato abbiamo tutti dentro di noi, oppure nel corso degli anni queste se ne sono scostate.
L’episodio da cui prendo spunto è da due giorni su tutti i media: parlo del ristoratore della provincia lodigiana, Mario Cattaneo, che nel cuore della notte tra il nove e il dieci scorso avendo sentito l’allarme nel locale sottostante a casa sua, dove possiede un’attività commerciale di ristoro bar e tabaccheria, scende di corsa fucile alla mano regolarmente detenuto e si trova davanti tre malviventi provenienti sembra da un paese dell’est europeo, intenzionati ovviamente ad arraffare il più possibile. Breve è la colluttazione con uno dei rapinatori da cui ne consegue l’esplosione di un colpo che colpisce alle spalle il malintenzionato, il quale per pochi metri viene trascinato dai complici e quindi abbandonato morente.
Esiste un articolo di legge che parla di “eccesso colposo in legittima difesa” ed ecco che il signor Cattaneo che ricordiamo era in una sua legittima proprietà ed ha solamente cercato di difenderla, di difendere quello che gli consente di vivere, improvvisamente rischia una seria accusa penale ed è comunque nel frattempo indagato per omicidio volontario. Quello che voglio qui esprimere è un fortissimo senso di disagio nei confronti di una questione delicata perché la legittima difesa lo è sempre, ma anche di impotenza nel comprendere come mai una persona che si trova all’interno di casa sua dovrebbe cercare di “difendersi con le stesse armi” degli eventuali assalitori.
E siamo appunto alla differenza tra Legge e Giustizia. Se ho sempre creduto che la legge fosse sinonimo di giustizia beh, sono costretto a ricredermi in casi come o simili a questo purtroppo e voglio sottolineare anche un altro aspetto: sono anni che vediamo e sentiamo episodi di questo genere ma a quanto pare nessuno, parlo del Legislatore, si occupa di provvedere in tal senso. Uno Stato, perché le leggi rappresentano esse stesse “l’essenza” dello stato da cui vengono emanate, che non permette ai suoi cittadini almeno di dormire tranquilli in casa propria può definirsi tale? Può definirsi davvero nazione civile?
Voglio inoltre far notare, altro risvolto molto importante, che questi brutti fatti guarda caso messi in atto nella maggior parte dei casi da cittadini stranieri provenienti da paesi dell’est non accennano minimamente a diminuire anzi, probabilmente perché l’idea che questi personaggi si sono fatti della nostra nazione e delle nostre leggi è che nella peggiore delle ipotesi se la possano cavare con poco. La certezza della pena mai come oggi è solamente un concetto astratto, messaggio davvero poco edificante e non certo un esempio di alta scuola da seguire. Un genitore che voglia far crescere un figlio con determinati valori sa che è fin da piccolo che questi gli vanno insegnati, altrimenti poi è tardi (mi direbbe mio nonno l’albero si piega quando è giovane) e quindi uno Stato DEVE assolutamente mettere in campo tutte le sue capacità per far si che poi cittadini stranieri e italiani rispettino le leggi che appunto lo rappresentano.
Ecco credo che solo allora la Legge potrà iniziare a paragonarsi alla Giustizia.

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lunedì 6 marzo 2017

Populismo, ovvero chi ha paura del lupo cattivo?



Parola ormai entrata nel linguaggio mediatico ma anche del comune cittadino, che la mutua dai mass media (i mezzi di comunicazione di massa che io continuo a preferire pronunciare come si legge, dal plurale del latino medium), quasi come fosse uno spauracchio da combattere con tutte le forze a disposizione.
Vorrei, nel mio piccolo, fare un minimo di chiarezza.

L’etimologia della parola “populismo” per chi non avesse già fatto una ricerca sul web è molto semplice: il populismo era un movimento politico ed intellettuale di ideali socialisti venutosi a creare nella Russia del secondo novecento che trae però origine dall’omonimo movimento di fine ottocento che idealizzava e mirava al miglioramento delle condizioni di vita della classe contadina. Aspettativa presumo del tutto legittima, considerata la realtà sociale che poteva esserci in quei luoghi alla fine dell’altro secolo.
La definizione di populista e l’idea di populismo qui in Italia comincia a farsi sentire in coincidenza dell’ingresso dei rappresentanti e appartenenti al movimento politico 5 Stelle, partito politico fondato a fine 2009 come sapete dal noto comico Beppe Grillo e l’imprenditore Gianroberto Casaleggio, in Parlamento.
A prescindere e rispettando le idee politiche di chiunque, ciò che intendo chiarire qui è che il termine come ogni altro termine che inizia a circolare con eccessiva frequenza su tutti i mezzi d’informazione, che siano essi di carta come i quotidiani o di carattere televisivo come i tg o programmi d’attualità o di tipo tecnologico come i siti internet a cui tutti accediamo ogni giorno, è stato nel suo significato originario trasfigurato completamente.
Se è vero che il cambiamento di solito genera nell’istinto umano sempre dei dubbi e paure, scatenati dalla scarsa o inesistente conoscenza del nuovo, nelle classi dirigenti politiche ma anche in quelle economiche, solitamente genera un istinto un po’ diverso: queste non hanno paura del nuovo perché non lo conoscono, ne hanno perché potrebbero perdere il loro potere, i loro privilegi, i vantaggi conquistatisi nel tempo. In una parola i diritti acquisiti, in che modo non ha importanza. Il populismo quindi a questo punto diventa il comportamento da contrastare di chiunque tenti, non importa più badate bene se a ragione o no, di modificare il sistema vigente.


C’è poi un altro risvolto a mio avviso non meno importante e da non sottovalutare: si cerca di assimilare ad un atteggiamento populista chi fa della demagogia e cioè a chi tende a condividere i malumori di una certa classe, magari quella popolare meno abbiente come succede ultimamente o anche di alcune minoranze, cercando di ottenerne il consenso a discapito di altri. La demagogia messa così e in senso generico è effettivamente da condannare e io non posso che essere d’accordo con chi lo fa.
Siamo abituati a sentire, e non solo negli ultimi tempi, i politici italiani accusarsi reciprocamente di demagogia e mi sembra ormai chiaro che lo facciano quando si sentono toccati su di un tema e non hanno modo di controbattere con argomenti veri; ma se fare demagogia, fare populismo come si dice, vuol dire mostrare le difficoltà serie e reali di alcuni che magari non sono tecnicamente delle minoranze ma persone come me e voi che a causa di molti fattori indipendenti dalla loro volontà non hanno più la possibilità di condurre una vita dignitosa, perché hanno perso il posto di lavoro o chissà cos’altro, vuol dire prenderne le parti allora quella non è più demagogia.
In altri paesi situazioni economiche simili a quella che si è creata anche in Italia negli ultimi anni hanno portato alla nascita di formazioni politiche o alla crescita enorme di già esistenti proprio perchè queste hanno dato voce ai bisogni di fasce di cittadini che si sono trovate indifese di fronte al dilagare di una crisi inarrestabile, ne è un esempio la Francia. Oppure la tanto millantata Brexit inglese, a seguito di un regolare e democratico referendum, tra l’altro voluto dalla parte politica al governo, che doveva secondo molti analisti segnare l’inizio del tracollo dell’economia inglese. Capitolo diverso e a parte che tratterò in futuro il caso dell’elezione del Presidente degli Stati Uniti D’America Donald Trump, sottesa comunque da sentimenti molto contrastati in una nazione che apparentemente non sembrava a rischio populista ma che evidentemente avverte anch’essa una necessità di cambiamenti forti, necessità faccio sempre notare venuta fuori dopo avvenimenti e situazioni a cui non si era preparati.


Tutto questo per affermare che io ritengo completamente sbagliata l’idea di far passare il populista, il populismo, come un pericolo assoluto. Di assoluto e certo non c’è quasi nulla.


Ringrazio ancora una volta chi avrà la pazienza di leggere queste mie parole in libertà, che scaturiscono come al solito dal desiderio che conservo di esprimere sempre e comunque le mie idee, fondamento democratico di ogni società che voglia definirsi tale.

venerdì 3 marzo 2017

LETTERA CHIUSA A VITTORIO SGARBI Quando si scrive a qualcuno importante si inizia sempre così

Egregio (da una ricerca generica su google: eccellente, insigne, degno di ammirazione o di memoria) Signor Sgarbi, ho deciso di scriverle perché dopo quasi trent'anni che la vedo e la sento strillare come un ossesso ad ogni occasione le si presenti, anche quando a ragion veduta non occorrerebbe, mi sono stancato.
Accendo la tv e c'è lei che inveisce senza pietà contro chiunque le si ponga di fronte, apro una pagina internet e che ti vedo? Sgarbi ha detto, Sgarbi ha fatto, il nuovo video in cui Vittorio Sgarbi...insomma basta.
Solo l'ultima in ordine di tempo è la sua critica al sindaco di Roma Virginia Raggi perché quest'ultima avrebbe espresso il desiderio di avere FrancescoTotti come consulente, critica che tra l'altro lei pone nei termini sbagliati perché il calciatore non sarebbe stato investito di alcuna carica di "consulente supremo per la città di Roma", parole sue queste, ma solamente come parere esterno sulla ormai nota faccenda dello stadio della Roma ( rimando qui al mio http://www.wuoow.com/news/il-falso-problema-dello-stadio-a-roma).  E da lì il suo solito offendere pesantemente, sempre a voce alta, il noto sportivo (il video purtroppo non è più disponibile su yuotube). Le persone dotate della cultura che possiede lei non dovrebbero mai abbassarsi a certi livelli ma forse parafrasando la battuta di un famoso film americano, capra è chi capra la fa, cafone è chi cafone lo fa, ignorante è chi ignorante lo fa.
L'unico che abbia avuto il buon senso e il coraggio di risponderle a tono in merito è stato il noto comico romano, "lupacchiotto" come lui stesso si definisce, Enzo Salvi che come d'abitudine ci mette la faccia cosa sempre più rara (qui al contrario il video è disponibile e potete vederlo a fine pagina).
Torniamo all'Egregio.
Eccellente: colui che eccelle, sicuramente lei eccelle nell'alzare la voce con tutti quasi che questo atteggiamento automaticamente la ponga al di sopra degli altri. Ma d'altronde immagino che il tipo di pubblico a lei affezionato (brutto termine; i cani e i gatti per istinto siaffezionano e non è un'offesa per i dolcissimi animali da compagnia, le persone dovrebbero andare un po' oltre) così la preferisce, ma questo lei l'ha capito bene.                                                                                                                        Ricorderà meglio di me il noto programma televisivo che fece grossa parte nella notorietà di Gianfranco FunariAboccaperta. Io ero poco più che un ragazzino ma il fastidio che mi davano quelle persone che si urlavano in faccia le rispettive ragioni non l'ho dimenticato.                                                                                         Urlare forse serve momentaneamente solo se si ha torto e la sua intelligenza e cultura signor Sgarbi le dovrebbero automaticamente consentire di trovarsi nel 99% dei casi dalla parte della ragione, non crede?
Insigne e degno di ammirazione: ci sono in tutte le categorie delle attività umane personaggi insigni e degni di ammirazione, contemporanei ma ancora più nel passato. Lei per cosa dovrebbe essere ammirato? Per i vari figli forse che sostiene di aver avuto ma non riconosciuto? O per la sua dichiarata cattolicità subito dopo negata dal suo ateismo? Per le sue militanze politiche a dir poco allegre, che spaziano dalla destra alla sinistra? Per non parlare poi della collezione di procedimenti giudiziari a suo carico, con condanne che vanno dal plagio in una introduzione di un volume sul Botticelli del 2008, alla condanna per assenteismo del 1996 o le innumerevoli per ingiurie e diffamazione?
Degno di memoria: questo si, certamente non sarà facile da dimenticare la sua persona, o forse sarebbe meglio dire il suo personaggio, quanto reale e quanto costruito mi piacerebbe saperlo direttamente da lei.
E si che cultura e conoscenza dovrebbero essere il motore primo nella crescita e maturità di un uomo. Le pubblicazioni da lei prodotte relative al mondo dell'arte trasudano di entrambe e se solo ne fossi all'altezza le leggerei tutte, ma purtroppo a sua differenza non ho avuto la fortuna, o la capacità, di studiare e con ogni probabilità non sono sufficientemente intelligente per apprezzarle.                                     Io signor Sgarbi sono uno di quelli che lei normalmente apostrofa, magari strillandoglielo contro, una capra, animale tra l'altro molto più nobile e utile di quanto possa pensare.
Lei invece secondo me è il prototipo forse di una nuova razza: razza per cui il successo, la chiamerei però notorietà, devono arrivare prima di tutto e ad ogni costo, passando sopra gli altri e a volte sopra se stessi. Una specie che sembra in continuo aumento.
Ho scritto nel titolo lettera chiusa, seppure invece più fruibile non potrebbe essere, perché sono certo che non avrò risposta e ringrazio questo strumento in quanto mi ha permesso di dire quello che penso di lei e la possibilità ogni giorno di poterne fare uso. In fondo la democrazia è anche questa no? Che un signor nessuno dica a Vittorio Sgarbi cosa pensa di lui.

IL MIO GIRO D'ITALIA

Da oltre dodici anni risiedo a Frascati, cittadina di 22.000 abitanti che fa parte della città metropolitana di Roma  Capitale. Come pote...