lunedì 27 febbraio 2017

L'ITALIA E' UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA FONDATA SUL LAVORO Lo stretto rapporto tra diritto e dovere

Il titolo lo avrete riconosciuto tutti, spero. E' il testo della prima parte dell'articolo uno della Costituzione della Repubblica Italiana, ricordo entrata in vigore il primo gennaio 1948.
Devo sinceramente confessare che non avrei proprio voluto affrontare l'argomento di cui invece sono costretto a scrivere attirato dal gran numero di episodi che si sono verificati negli ultimi anni.
L'ultima notizia è di due giorni fa: un blitz dei Carabinieri nell'Ospedale Loreto Mare di Napoli ha portato all'arresto di 55 persone ora ai domiciliari e altri 39 indagati, tutti accusati di assenteismo. E non manca la varietà, si può pescare senza pericolo di sbagliare tra dottori, infermieri e personale amministrativo.  La mia riflessione parte proprio dall'assortito campionario dei soggetti indagati da cui si deduce facilmente che il "sistema vigente"all'interno del nosocomio era condiviso orizzontalmente e verticalmente fra le categorie dei dipendenti: messi sotto inchiesta 9 tecnici del reparto radiologico, 18 tra gli infermieri professionali, 6 tra gli impiegati amministrativi, infine 9 fra tecnici della manutenzione e 11 operatori socio-sanitari, queste sono le cifre per dovere di cronaca.
Un'indagine durata due anni, supportata fra l'altro da filmati, intercettazioni e pedinamenti dal novembre del 2014 al febbraio 2015, che ha portato fin qui a scoprire cifre e dati da capogiro: due degli indagati avrebbero addirittura timbrato rispettivamente 433 e 493 volte al posto di colleghi, ma è leggendo l'elenco delle "attività extralavorative" che si resta basiti, chi andava a giocare a tennis chi a spasso in un centro commerciale o addirittura un salto in gioielleria, chissà magari per evitare le file del tardo pomeriggio....Addirittura un impiegato che per incarico doveva fare da supervisore ai colleghi, controllare appunto che tutti svolgessero correttamente i propri compiti, faceva lo chef all'interno di una nota villa resort. La novità e in questo caso fa davvero piacere è che per cinquanta degli arrestati sarà obbligatorio andare a lavoro cioè sarà loro consentito uscire dai domiciliari solo per tale ragione, quella che è stata definita una sorta di legge del contrappasso dal sostituto procuratore Nunzio Fragliasso  titolare dell'inchiesta il quale ricordo assieme al procuratore aggiunto Alfonso D'avino, che ora lo assiste nella direzione dell'ufficio inquirente napoletano, scoprì negli anni '90 la famosa tangentopoli dei farmaci coll'altrettanto famoso sequestro del tesoro nella residenza dell'allora direttore generale del servizio farmaceutico nazionale Duilio Poggiolini.
Sono partito mettendo l'accento sul primo articolo della Costituzione perché se i Padri Costituenti nel 1947 hanno deciso che si dovesse iniziare ad elencare i fondamentali della nascente democrazia italiana partendo dal concetto di lavoro come mattone base a cui aggiungere gli altri per costruirci sopra una nuova Italia è perché era, ed è tuttora a mio parere, il primo e più importante fra i diritti a cui un cittadino libero possa aspirare. 
Diritti e doveri, ecco ci siamo. Se il lavoro è un diritto così importante qualcuno ha dimenticato che esso è anche un dovere. Se è vero che la ricerca del lavoro è impresa ardua , di questi tempi ancora di più purtroppo, sia per chi ha studiato vent'anni, lo sanno fin troppo bene diplomati e laureati delle ultime generazioni, sia per quelli che terminata la scuola dell'obbligo si propongono sul mercato, essa deve essere proporzionata una volta ottenuto ad una onesta "dedizione al lavoro".
Posso anche capire che oggi uno stipendio medio sia quello che sia ed arrivare a fine mese è sempre più difficile.
Posso anche capire che molti mestieri e professioni siano faticosi da un punto di vista psicologico oltre che fisico.
Posso anche capire che spesso dopo anni che si fa la stessa cosa ogni giorno passi un po' la voglia, o peggio te la facciano passare forse quelli che lavorano con te.
Ma casi come quelli dell'Ospedale Loreto Mare e anche quelli di molti altri in altre regioni, il fenomeno dei "furbetti del cartellino" sembra democraticamente diffuso dal nord al sud, non devono né possono essere giustificati assolutamente, mai.
E' vero si tratta di un numero non certo elevato rispetto alla totalità dei dipendenti statali e quelli che ogni giorno fanno il proprio dovere fino in fondo sono sempre di gran lunga la maggioranza, ma si corre credo il rischio che il modo di pensare "tutto sommato lo fanno anche gli altri" o "per quello che ti danno" sia più alto.
Il mio non vuole essere un richiamo al lavoro che nobilita l'uomo di memoria darwiniana e certamente come diceva nella sua famosa raccolta Cesare Pavese lavorare stanca, ma ho la sensazione che in una società che manda troppi messaggi sbagliati come quelli di personaggi televisivi che hanno facilmente successo, calciatori con donne bellissime al loro fianco, giochi a premi in cui se indovini una parola ti coprono di gettoni d'oro, pubblicità con bellissime ville sperdute in località fantastiche, automobili veloci, abiti costosissimi e scarpe comodissime che chiunque può indossare, la gente stia perdendo il senso profondo delle cose. 
E' lavorare onestamente che ci fa diventare uomini migliori e cittadini veri non ingannare gli altri, che tanto poi prima o poi ti scoprono. Stiamo vivendo anni difficili e occorrerà molto tempo per dimenticarli, proprio per questo riflettiamo bene e soprattutto insegniamo ad essere più uomini e più cittadini ai nostri figli, prima che sia tardi.

sabato 25 febbraio 2017

IL FALSO PROBLEMA DELLO STADIO A ROMA Come confondere le idee a cittadini, tifosi e sportivi

E ne vogliamo parlare anche noi, visto poi che l'argomento mai come in questo caso definirlo da bar sarebbe poco. Quella che non esiterei a definire "annosa questione" dello stadio della Roma a mio avviso non esiste, o meglio chiaro che esiste ma si fonda esclusivamente su false informazioni tendenti a deviare l'attenzione dell'opinione pubblica.
Cominciamo dall'inizio per chiarezza. Risulta ormai evidente (le dichiarazioni di James Pallotta di questi giorni in merito all'intenzione di abbandonare il "progetto Roma" se non si costruisse lo stadio parlano da sé) che dall'aprile 2011 data in cui la Di Benedetto A.S. Roma LLC diventa il nuovo azionista di maggioranza dell'A.S. Roma l'attenzione particolare della cordata statunitense nel rilevare il 60% della società è quello di realizzare guadagni economici.
E fin qui va tutto bene e facilmente comprensibile, sono le leggi dell'economia di mercato ad insegnare a tutti che qualcuno possa venire dagli Stati Uniti a investire in un'azienda italiana a scopo di lucro, tra l'altro non si è trattato certo del primo ed unico episodio del genere e non sarà data la situazione economica in cui versiamo l'ultimo.
E fin qui va tutto bene, euforia dei tifosi romanisti (voglio far notare che ne faccio anch'io parte, al cuor non si comanda) giustificata "so' arivati l'americani" risuona quasi come, con le dovute proporzioni, la gioia dopo lo sbarco del 22 gennaio del'44 ad Anzio....
E fin qui va tutto bene, i primi anni di gestione sono in attesa della definizione del progetto. Nel febbraio del 2012 erano già state completate le analisi dei siti adatti da parte della americana Cushman&Wakefield e viene indicata la zona dell'abbandonato Ippodromo di Tor di Valle come la più adatta, terreni che il costruttore romano Luca Parnasi è in fase di acquisizione.
E' del gennaio 2013 l'affidamento del progetto all'architetto statunitense Dan Meis specializzato in opere sportive e nel frattempo a giugno dello stesso anno Ignazio Marino viene eletto nuovo sindaco di Roma, il quale durante il suo mandato incontra anche J. Pallotta negli Stati Uniti e al cui incontro segue una lunga e difficile trattativa per i soggetti a cui assegnare la realizzazione delle infrastrutture, trattativa che giungerà comunque ad un accordo finale...
Nel marzo del 2014 viene mostrato il fatidico "plastico" nella sede del Comune di Roma, siamo abituati a vederne spesso in un noto rotocalco televisivo, e a dicembre l'Assemblea Capitolina ne sancisce tutti i crismi deliberando la "dichiarazione di pubblico interesse per la città di Roma", votazione della delibera comunque molto sofferta...Seguiranno le analisi geotecniche e relative trivellazioni per i sondaggi del terreno con i ritardi di rito e il piano definito del 2015 viene presentato ma con alcune lacune.
Comunque a metà 2016 il progetto finale viene portato al Comune ed è qui che arrivano per la società di Pallotta gli intoppi: la giunta Raggi è la terza ad occuparsene dopo quelle Alemanno e Marino e soprattutto l'Assessore all'Urbanistica Paolo Berdini si dichiara da sempre contrario.
Ilresto è cronaca di questi giorni.
Il falso problema di cui ho parlato è a mio modesto parere legato a tre precise ragioni.
La prima è che la zona dove risiede il vecchio ippodromo di Tor di Valle è a rischio idrogeologico si, come molte altre zone di Roma. Oltre a ricordare che la capitale si trova al livello del mare, voglio ricordare e dire a chi non ne fosse informato che anche il territorio dove sorge l'attuale stadio Olimpico costruito all'inizio degli anni '50 è classificato come tale e badate bene si tratta della stessa area in cui ha sede il CONI.
La seconda sta nel fatto che non è affatto necessario un altro stadio a Roma seppur di capienza inferiore all'attuale, lo dimostrano purtroppo il numero dei tifosi che si recano ad assistere alle partite, fatto questo dovuto anche ad altre problematiche legate ai noti episodi di violenza ma comunque fatto reale. L'interesse è solo della proprietà della A.S. Roma che ricaverebbe altri introiti legati a pubblicità e infrastrutture attigue allo stadio. Valutate voi la differenza tra quello che si vorrebbe costruire a Tor di Valle e quello che è stato costruito invece pochi anni fa dove si trova lo Juventus Stadium....(immagini in fondo).
E dulcis in fundo diciamola tutta, il nodo principale della questione consiste nel fatto che il costruttore Luca Parnasi, proprietario dei terreni, è disposto a mettersi in moto solamente se gli si concede di realizzare alberghi ed appartamenti: l'86% della cubatura prevista nel progetto sarà dedicata a questi ultimi e di questo non se ne fa una colpa a Pallotta, il quale sicuramente ha capito il "sistema" vigente a Roma e accettato, purché la struttura sportiva venga realizzata. Ecco il vero problema che la giunta Raggi si è trovata di fronte: realizzare un qualcosa che rientri nei criteri di pubblica utilità ma non favorire con questo una mera speculazione edilizia, insomma la classica colata di cemento e se fate attenzione infatti questo aspetto non è menzionato quasi da nessuno.
Il noto regista Francesco Rosi, morto nel 2015, realizzò nel 1963 un film per cui fui premiato col Leone d'oro a Venezia sul tema della speculazione edilizia intitolato "Le mani sulla città"; il tema era interessante nel 1963 ed è attuale quanto mai oggi. Vi posso assicurare per esperienza personale che il potere dei "palazzinari" romani è molto forte e legato alla politica fin dai lontani anni '50 e prima ancora e sono pronto a scommettere che cercheranno a tutti i costi di vincere la partita anche stavolta. Di solito non sono di parte e non voglio esserlo adesso, ma mi sento di augurare alla giunta comunale romana di vincerla lei questa partita, il cambiamento in questo caso non sarebbe una cosa dannosa per Roma.
Anzi, sarebbe proprio ora.


venerdì 24 febbraio 2017

MORIRE DI GIOVENTU' NEL 2016 Un ragazzino di dodici anni ritrovato nella sua stanza con una corda al collo. Gravissimo.

Mai la parola tragedia è stata così appropriata. Un ragazzino di appena dodici anni e stato ritrovato appeso ad una corda nella sua stanza lunedì dopo cena a Conegliano Veneto.
Terminato il pasto è tornato nella sua camera e sembra proprio che, lo chiameremo C, si sia impiccato con una fune.
Ricoverato in condizioni ovviamente gravissime, il cuore si era già fermato, i medici non disperano e ancora non hanno dichiarato la morte cerebrale, anche se le speranze sono appese a un sottilissimo filo.
Si ipotizza all'origine del gesto la paura di un rimprovero forse per qualche ragione legata all'andamento scolastico del ragazzo, ma è ancora prematuro dire cosa ha scatenato una decisione così definitiva in un essere umano che a quell'età dovrebbe al contrario affrontare tutto con tranquillità e direi anche la leggerezza che gli compete.
Si parla in questi casi sempre più spesso di disagio psicologico di ragazzi bombardati da una serie di input, troppi forse, che faticano ad affrontare ed è qui che i genitori dovrebbero, è difficile si sa, cercare il più possibile stare accanto e capire i propri figli. Non è mai tardi credo.
Vedremo i prossimi giorni se sarà possibile sapere qualcosa in più di questo ennesimo episodio di brutta cronaca.

SI POTRA' INGRASSARE O NO, A SECONDA DI QUANTO CI FARA' PIACERE Individuato il neurone che indica quando si è sazi

Il sogno di tutti, o quasi. Poter mangiare quando e come ci pare senza ingrassare.
Personalmente ho una mia teoria, se vuoi mangiare tutto quello che ti piace devi portare il tuo fisico nelle condizioni di bruciare le calorie ingerite. E si sa che gli alimenti che ci piacciono di più sono ovviamente, sigh, quelli a più alto contenuto calorico.
Ma lasciamo stare il personale. La scienza sta venendo in aiuto a tutti, si perché la scienza non è mai di parte...Sono stati individuati dei neuroni, si era parlato negli ultimi anni di una "centralina"nel cervello che controlla il senso di sazietà, dediti al controllo del nutrimento necessario a ognuno di noi.
L'individuazione e il controllo esterno di questi neuroni permetterà facilmente di combattere  la "malattia del benessere" cioè l'obesità, infatti da fonti OMS nel 2014 gli adulti obesi o in sovrappeso raggiungevano la cifra stratosferica di due miliardi e in Europa un bambino ogni tre di età compresa tra i tre e i nove anni ha un peso non conforme ai canoni del benessere fisico.
Entrando nello specifico della nostra nazione, un italian su dieci è obeso e metà della popolazione è in sovrappeso. I dati ISTAT sono decisamente ottimistici rispetto alle rilevazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, che ci ha avvisato: il 30-35% dei bambini soffre di disturbi legati all'alimentazione e, udite udite, sta raggiungendo il livello degli USA.
Tornando nello specifico degli studi compiuti dalla dottoressa M. Baldereschi dell 'Istituto di Neuroscienze del CNR di Firenze, la fame è regolata da due tipo di neuroni: gli AgRP i quali stimolano l'appetito e portano a consumare i pasti in brevissimo tempo e le cellule nervose Poms che ne bilanciano gli effetti e ci danno il senso di sazietà. Lo fanno però in un arco di tempo che può durare anche varie ore.
La ricerca ha portato alla scoperta delle cellule nervose VGlut2 che, opportunamente stimolate, si oppongono agli AgRP in tempi rapidi. La caratteristica dei neuroni VGlut2 è che sono dotati di recettori sensibili all'ossitocina, l'ormone attivo durante le contrazioni dell'utero nel momento del parto. Per il senso di appagamento che è in grado di produrre, farmaci a base di ossotocina potrebbero essere inseriti nel circuito neuronale per alleviare la fame.
Continua la dottoressa Baldereschi: "I test condotti su topi geneticamente modificati hanno dimostrato chela stimolazione dei neuroni Vglut2 accresce il senso di sazietà. Verificare se lo stesso risultato possa essere ottenuto sulle cellule nervose umane sarà un processo lungo e non semplice, ma potrebbe aiutare a risolvere il problema dell'obesità.
Ci affidiamo agli scienziati. Intanto un consiglio spassionato: un minimo di attività fisica non può che farci bene. E non solamente per quanto riguarda il peso.

L'UTILIZZO DEGLI SMARTPHONE ALLA GUIDA, NEL REGNO UNITO QUALCOSA SI MUOVE Un problema trasversale a ogni nazione che andrà quanto prima affrontato in qualche maniera.

Chissà come prenderanno i cittadini inglesi la decisione del governo di varare nuove e importanti norme in merito all'utilizzo degli smartphone mentre si è al volante.
Oltre all'incremento delle sanzioni pecuniarie e la decurtazione dei punti dalla patente sono allo studio anche forme di sanzioni come la sospensione della patente di guida fino a sei mesi e inoltre si stanno cercando degli accordi coi maggiori produttori mondiali tesi a fare collaborare attivamente anche loro in questa direzione.
Riguardo a quest'ultima soluzione ho i miei più forti dubbi, in quanto mi sembra ovvio che gli interessi economici in ballo sono grandissimi e qualsiasi "freno", se pur in questo caso giustificato, all'utilizzo del telefonino potrebbe ripercuotersi sui bilanci aziendali dei produttori mondiali che diventano sempre più potenti proprio in virtù del fatto che moltissimi vivono in "simbiosi" con il loro cellulare.
Comunque, alla base della collaborazione richiesta dal governo inglese c'è la possibilità di ridurre enormemente le funzionalità degli smartphone mentre si è in movimento, soluzione che però va a cozzare contro tutti quegli utilizzi più che legittimi del telefono che fanno coloro che sono per esempio a bordo di mezzi pubblici o molto più semplicemente ospiti di automezzi che non stanno guidando.
Chiaro è però che il Dipartimento dei Trasporti inglese è fortissimamente intenzionato a combattere quello che, a ragione direi, ritiene non solo ormai una cattivissima abitudine ma un vero e proprio crimine. Ricordiamo che il reato di omicidio stradale comprende anche quei casi in cui chi è alla guida provoca la morte di qualcuno perché distratto dall'utilizzo di un terminale telefonico.
Aggiungo io interessante sarà vedere se una nuova normativa introdotta in un paese europeo in un campo delicato come questo, non dobbiamo né possiamo sottovalutare la necessità e spesso il bisogno non solo legato a ragioni lavorative di comunicare, sarà poi imitata e in quanto tempo per esempio in Italia.    

FEMMINICIDIO. QUANDO AMMAZZARE DIVENTA UN'ABITUDINE DEGLI UOMINI Se uccidere la donna è l'unica soluzione

      Messina, ieri mattina all'alba Ylenia Grazia Bonavera, una ragazza di ventidue anni è stata aggredita dall'ex fidanzato Alessio Mantineo tre anni più grande di lei.
           La cronaca è sempre, maledettamente, la stessa. Lui lasciato per qualche motivo, in questo caso anche dopo un periodo di convivenza a quanto ci è dato sapere e lei che, ignara delle intenzioni e probabilmente della rabbia-rancore-dolore ma più semplicemente dico follia della persona che fino a due mesi prima o poco più amava, aprendogli la porta gli concede di avvicinarsi.
           Un attimo, una spinta, qualcosa di liquido come benzina o altro di facilmente  infiammabile addosso e un calore tremendo che la investe. La diagnosi dei medici del Policlinico di Messina non è delle peggiori: ustioni del secondo e terzo grado su addome, un fianco, gambe e un braccio. La prognosi riservata è di prassi ed è solo un caso che non sia andata peggio, probabilmente perché l'assalitore si è dato immediatamente alla fuga e Ylenia soccorsa da una vicina.
          L'assalitore è ora in stato di fermo nel carcere di Gazzi con a carico l'accusa di tentato omicidio, durante la notte si era presentato spontaneamente in questura accompagnato dal proprio avvocato dopo che erano partite le ricerche con interrogatori a parenti e amici.
          La vicenda troppo simile a quante altre negli anni recenti, anzi direi mesi o settimane, è l'ultima ma solo in ordine di tempo perché purtroppo accadrà ancora e altre donne perderanno la vita, è solo per caso che stavolta non sia andata così. Mi dico: chi compie un atto simile non è normale, ha perso il lume della ragione, il controllo delle proprie azioni, è stato forse in qualche modo umiliato e quindi "istigato" a fare violenza. Ma poi vengo a sapere che non si è trattato di un atto impulsivo, non che questo giustifichi un'azione di tale portata certo, ma di un qualcosa di meditato, covato dentro mesi che sfocia non certo in una "normale" passatemi il termine aggressione fisica se pur grave comunque. La metodologia poi alla fine è addirittura banale: ti do fuoco. Tutto lì.
          Non posso certo io giudicare o cercare di capire cosa nella mente di un uomo scateni questo tipo di reazioni, lo diranno medici e psichiatri caso per caso e scommetto che probabilmente non riusciranno ad arrivare nei meandri più sconosciuti e nascosti della mente di ciascuno di loro. La ragione che porta qualcuno a fare violenza a qualcun'altro, un uomo ad una donna, penso sia da ricercare nel profondo del nostro essere. Non è questo il punto.
          Il punto è che episodi come questi vorremmo non accadessero mai e invece ci troviamo sempre più spesso a doverne parlare. Si consiglia alle donne di essere sempre attente agli atteggiamenti dei loro compagni o mariti e non è sufficiente, di non permettere mai loro di farsi minacciare verbalmente o peggio fisicamente e non è sufficiente, di denunciare per lo meno ai parenti situazioni potenzialmente pericolose e non è sufficiente e in ultimo di denunciare alle forze dell'ordine casi gravi, ma purtroppo anche qui non è sufficiente; non per colpa di chi ci dovrebbe proteggere sia chiaro, capiamo la difficoltà nel gestire casi del genere da parte di polizia o carabinieri, ma almeno la Legge io dico ha l'obbligo perlomeno morale di fare qualcosa.
          E' comunemente risaputo che l'incertezza della sanzione, e in molti casi la sicurezza che quest'ultima sarà molto bassa o quasi inesistente, contribuisce a far si che in alcuni tipi di reato il numero di casi sia in costante aumento o perlomeno in numero troppo elevato; ecco io consiglierei al legislatore di provvedere a far sì che almeno la pena sia certa.
          Insomma signori, chi ammazza o quasi la compagna, moglie, figlia o familiare per motivi semplicemente inaccettabili e assurdi che almeno psicologicamente venga frenato dal pensiero di dover poi passare parecchio tempo nelle patrie galere.
          Sicuramente non sarà la soluzione migliore e tante altre a vostro modo di vedere ce ne potrebbero essere, lo credo anch'io ma in attesa che la natura umana si allontani da atteggiamenti così sbagliati potrebbe servire. Pensiamoci.  

LA GIUNGLA DEL WEB. DISTRICARSI TRA BUFALE, INGANNI E NOTIZIE FALSE SI PUO' L'importante è informarsi


Argomento d'attualità e da affrontare a viso aperto da chi come me quotidianamente deve fare i conti con l'enorme mondo del web: come distinguere notizie vere da notizie semi-vere, spesso costruite allo scopo di deviare ,creare opinioni ,alimentare il prolifico mercato (marketing è la parola più adatta) dei clic,e da notizie false, le cosiddette "bufale".
Inizio da quello che internet attualmente è oggettivamente diventato e cioè il più grande contenitore virtuale di informazione (parlo nello specifico di informazione distinguendola dalla cultura che ritengo essere altra cosa soprattutto perché ha una connotazione strettamente personale e legata ad argomenti che ci interessano a prescindere) su argomenti di attualità in primis ma anche negli altri campi di comune interesse.
Parto subito da un aspetto che reputo determinante, i fruitori del web. Chiunque sappia, anche in minima forma, utilizzare un browser e un motore di ricerca avendo qualche minuto a disposizione va ogni giorno ad informarsi, le testate giornalistiche accreditate sarebbero l'ideale, su ciò che più gli aggrada, lo interessa e le ultime. Ecco il fruitore medio spesso lo è anche dal punto di vista culturale, d'altronde non sono io ma le statistiche a dire che il livello di informazione italiano è ai minimi storici ed europei e non possiamo trascurare il piccolo particolare che mentre fino a cinque-sei anni fa occorreva un pc per accedere in maniera completa ad internet, ed era quindi richiesta una conoscenza di base non proprio comune a tutti, oggi anche lo smatphone più economico lo consente. Questa combinazione fa si che nel nostro paese il social network più diffuso sia una delle principali fonti di informazione dopo i telegiornali nazionali (fonte Agcom), ma siamo in buona compagnia se il sessanta percento degli americani utilizza sempre il medesimo social allo stesso scopo. Le prime ad accorgersene sono state proprio quelle testate giornalistiche più o meno importanti: avere un alleato come un social network per poter raccogliere più lettori di altri paga e fa pagare di più , tutta la macchina commerciale degli spasimati followers, con però conseguente tragico crollo qualitativo delle news.
Avrete capito che il terreno si presenta ideale per chi con scopi spesso legati ad un guadagno di tipo economico (gli introiti pubblicitari) e non solo, pensiamo a chi cerca di "spostare" ad esempio le opinioni delle masse con finalità politiche, ne fa addirittura una professione. Esistono molti siti produttori di "bufale" che hanno così grande seguito ma per fortuna ce ne sono altri, come Bufale.net ad esempio che invece pubblica una black list dei definiamoli "meno attendibili" anche se mediamente la massa dei fruitori non è molto interessata a verificare se la notizia che legge sia vera, solo in parte o falsa, anzi capita spesso che più colpisce l'immaginario collettivo più è ritenuta attendibile. Un'altra categoria di siti cosiddetti “Bufala” crea invece delle vere e proprie parodie scherzose, come nel caso di Lercio.it. Fondamentalmente sta nell'intelligenza e nel buon senso del lettore capire dove vuole essere portato con la lettura. Il caso della sciagura dell’Hotel Rigopiano di ieri, una nota piattaforma pay tv, redazione ovviamente più che attendibile, dava per scontato già di mattina presto il salvataggio di 8 persone, mentre in realtà solo 2 ne erano state recuperate.
Non lo dico io ma anche fonti di alto profilo: l'Università di Stanford recentemente ha effettuato degli studi sui cosiddetti "nativi digitali" cioè coloro che per ovvie ragioni in rete si trovano perfettamente a proprio agio e i risultati mostrano "una sconcertante incapacità di ragionare sull’ informazione  veicolata in rete, di distinguere la pubblicità dalle notizie, di identificare le fonti"(ricerca svolta tra gennaio 2015 e giugno 2016 su un campione di oltre 7800 studenti).
Molto spesso il tipo di fruizione della notizia su internet essendo per sua natura di tipo emotivo e superficiale se vogliamo, contribuisce a rendere attendibile quello che non lo sarebbe su un supporto cartaceo o all'interno di un servizio televisivo. E' "faticoso" analizzare una lettura o seguire a fondo e capire un servizio al telegiornale, lo è decisamente meno passare velocemente gli occhi sul post di un amico....
E' tutto perduto? Credo di no. Si dovrebbe cercare di convincere chi frequenta il web a prendere la buona abitudine, non occorre molto tempo ve lo assicuro, di esercitare un minimo di senso critico, il buon senso di cui parlavo, porsi delle domande osservando ad esempio alcune caratteristiche della notizia e, sempre fondamentale, informarsi cercando più fonti e paragonarle per trarre delle giuste conclusioni.
Spesso quello che attira l'attenzione è il titolone, oppure la frase "quello che temevamo purtroppo è accaduto", i caratteri maiuscoli che colpiscono l'occhio o il trucchetto de "l'articolo originale non è più disponibile" e ancora frasi pronunciate veramente ma in contesti del tutto diversi, citazioni affatto vere o falsamente attribuite ad un soggetto e in ultimo foto che mettono in cattiva luce il titolare della notizia. Ancora più semplici da individuare sono poi quei siti con nomi che differiscono da altri famosi per una lettera o per una parola soltanto molto simile alla testata originale o che titolano fuorviando dal reale contenuto poi di quello che scrivono o ancora banali errori grammaticali e grafica approssimativa. E' evidente che la competenza di base di chi pubblica sia importantissima e come vi ho appunto dimostrato volendo sarebbe facile capire se la notizia che stiamo leggendo è veritiera o per lo meno avere dei dubbi.
In ultimo ma non meno importante e che perfettamente si ricollega a quanto su scritto è l'aspetto relativo all'uso che l'utente finale fa del social. Le categorie sono due: quella che meccanicamente mette il "like" senza approfondire, probabilmente perché legge la notizia sulla bacheca di un amico e da appunto per scontato che si tratti di fonte vera o, peggio ancora, non vuole perdere tempo. E quella grossa parte di utenza che leggendo notizie che colpiscono punti deboli della società, porto come esempio gli aumenti ingiustificati delle tasse o dei carburanti(paragonati ai prezzi magari degli stessi all'estero), trova normale ribellarsi e protestare pubblicando a sua volta link copiati da altri e amplificando in maniera esponenziale una news di basso profilo.
Il proprietario del social più conosciuto, Mark Zuckerberg, ha recentemente dichiarato che inserirà un sistema automatico di verifica delle notizie false e poco attendibili. Anche qui ci sarebbe da scrivere molto ed è evidente che una macchina non può allo stato attuale fare questo tipo di operazione perché non tecnicamente fattibile: sono due i fattori che Google utilizza per riconoscere come attendibile un sito: la stringa che Google stessa mette a disposizione da inserire nel sito, che automaticamente collegato al loro server ne dichiara la certificazione, e un numero medio di 20.000 visite che permette altrettanto automaticamente l'ingresso di diritto in Google News, si capisce quindi che non si può fermare il sistema così com'è ora.
Come esempio estremo potremmo poi ipotizzare che un sito di altissimo profilo pubblichi un articolo con informazioni sbagliate ma solo per errore umano. Si darebbe credito, e sempre in modo automatico, alla notizia solamente in quanto pubblicata da quella testata...
Concludo a questo punto con un consiglio spassionato: appurato che piace a tutti o quasi navigare e che comunque diventerà in futuro una necessità, ed avendo a disposizione questa fonte in continuo divenire che è diventata internet, facciamo un piccolo sforzo per utilizzarla al meglio come facciamo con tutti gli strumenti che utilizziamo per lavoro o per piacere ogni giorno.
Chi cerca di prenderci per il naso farà la fine che merita e noi potremo beneficiarne, tutti.    




OGGI SALUTE – PASSATO, PRESENTE E FUTURO DEL FITNESS Il nuovo modo di intendere l'attività fisica

   Dovremo iniziare a guardare allo sport in generale e al fitness nello specifico con occhi diversi.
          Gli analisti dell'ACSM, American College of Sports Medicin dopo aver contattato allenatori e operatori di palestre e addetti ai lavori di centri di benessere in ogni angolo del mondo, hanno definito oltre quaranta nuove tendenze per questo anno.
          Il 2017 sarà, e le previsioni sono di un costante aumento, all'insegna del fitness medico; in pratica vuol dire che la maggior parte di tutte le attività fisiche che si svolgeranno nelle strutture preposte tenderanno a portare giovamento alla salute e non più, non solo, all'aspetto fisico.
          Come in tanti altri anche in questo settore di costante espansione, di fatto magari solo per meri motivi legati alla forma fisica ma in tanti tendono a frequentare palestre e simili, il cambiamento è legato al sempre più frequente utilizzo di dispositivi elettronici, che sono in grado di monitorare istante per istante l'attività fisica che stiamo svolgendo. Questi oggetti ormai in testa alle classifiche di vendita sono davvero utilissimi per fornire informazioni a operatori sanitariallenatori fisioterapisti.
          Succede così che le palestre cambiano la loro organizzazione e che corsi di ginnastica o attività di gruppo come la zumba, lo spinning o i vogatori di gruppo, vengano immediatamente spodestati dal trono conquistatosi negli ultimi anni. Il dottor Walter Thompson, docente di kinesiologia alla Georgia State University dice che aumenteranno a livello globale le iniziative di salute volte all'incoraggiamento di medici ed operatori a inserire l'attività fisica nei piani di salute dei pazienti e di conseguenza incrementare i programmi di fitness in ospedali, palestre convenzionate e centri di riabilitazione.
          I numeri parlano: 38 milioni di morti l'anno in tutto il mondo causate da patologie croniche, di questi l'82% diretta conseguenza di malattie cardiovascolari, cancro, patologie respiratorie e diabete ed è esattamente qui che il ruolo del fitness medico diventerà l'arma più potente per combatterle.
         Si effettueranno sempre maggiori controlli oggettivi ad personam, in modo da stabilire programmi di allenamento rapidi ed efficaci, mirati appunto su ognuno di noi.
         I medici dell'American Heart Association hanno fatto rientrare per la prima volta quest'anno nelle nuove linee guida il test di fitness cardiorespiratorio come parte integrante dell'esame medico, oltre a elettrocardiogramma e misurazione della pressione arteriosa (causa principale dell'ipertensione). Sul sito worldfitnesslevel.org è possibile molto semplicemente utilizzare dei calcolatori virtuali che ormai i cardiologi accettano e consigliano come utilissimi per monitorare le proprie attività/capacità.
          Non si deve poi dimenticare i celeberrimi 10.000 passi al giorno e i 150 minuti settimanali di attività fisica, ma anche per chi volesse ora iniziare e non avesse modo di farlo all'aria aperta si ricorda che mezz'ora di attività fisica moderata corrisponde a circa 7900 passi circa al giorno per l'uomo e 8300 per la donna e i 150 minuti settimanali equivalgono a circa 7000 passi al giorno, cioè 49.000 la settimana.
          Niente paura, sembra moltissimo ma non lo è; basta verificare con una delle tante applicazioni create apposta, però aggiungo che fondamentale sempre è il tipo di approccio che si ha nei confronti della questione: ricordate che non è vero che non si ha il tempo necessario, lo si trova lo si deve trovare.
         Ricordate sempre che ne va della nostra salute, la cosa più importante.

STATO E CITTADINO - I DUE VOLTI (SBAGLIATI) DELLA GIUSTIZIA Si arriva ad uccidere per vendetta, ma anche per altro?


Avrete letto tutti o ascoltato la notizia in tv. Lui Fabio Di Lello, 34 anni calciatore semiprofessionista di Vasto (Chieti) di professione panettiere, lei Roberta Smargiassi la moglie morta in un brutto incidente stradale lo scorso primo luglio e infine Italo D'Elisa 22 anni che ha causato la morte improvvisa di Roberta investendola all'incrocio tra V.le Mazzini e Corso Giulio Cesare a Vasto.
Le cause e la dinamica dell'incidente forse non sono realmente importanti come in altri casi per cercare di capire esattamente come sono andate le cose quella sera del primo luglio, o meglio ovviamente lo saranno per la legge e le indagini ma quello che ritengo fare la differenza rispetto a episodi simili che da parecchi anni ritroviamo nella cronaca quotidiana è quello che succede attraverso i mesi dalla data che ha cambiato per sempre le vite di alcune famiglie.
Il guidatore dell'auto Italo D'Elisa, non aveva assunto sostanze stupefacenti o alcolici e soprattutto la velocità a cui procedeva era di poco superiore ai 50 chilometri orari, anche se passando col semaforo rosso ha causato l'impatto con la conseguente caduta dalla moto di Roberta Smargiassi e la quasi immediata morte della donna. Si deve dare anche atto al D'Elisa di essersi fermato e prestato soccorso.
Il marito Fabio Di Lello come logico dopo la perdita della moglie, sposata dal recente 2015, non riesce a darsi pace; possiamo solo cercare di immaginare il dolore e la ricerca disperata di una spiegazione dell'accaduto, ragione che nessuno riuscirebbe mai a trovare con l'aiuto di parenti e amici e forse neanche con quello della religione. Un mondo che all'improvviso da bianco diventa nero, impossibile da affrontare, organizza così marce, affigge striscioni, tappezza tutta Vasto di volantini in cui chiede giustizia per Roberta.
Ma non basta, non può bastare. Il dolore si trasforma in rabbia sempre più giorno dopo giorno, e il desiderio di giustizia sicuramente riposto con fiducia nelle istituzioni viene a mancare del tutto quando si rende conto che, a fine 2016, la decisione della procura è il rinvio a giudizio di Italo D'Elisa per omicidio stradale ma non in un arresto di quest'ultimo, non ci sono le condizioni d'altronde.
Ecco qui c'è stato il cambiamento, è scattato un meccanismo nella testa di un uomo normalissimo che lo ha portato a compiere e probabilmente a premeditare l'azione peggiore che si possa decidere di attuare nei confronti di un'altra persona: ucciderla. 
Prende la sua calibro nove, aspetta che Italo D'Elisa esca dal bar di Vasto dove si trovava e lo ammazza con tre colpi al petto. Si ipotizza che alla base del gesto ci possa essere stato anche un condizionamento dovuto ai centinaia di commenti sui social, che avrebbero spinto Di Lello verso una soluzione definitiva, ma non possiamo saperlo.... Ipotesi questa che dovrebbe far riflettere molto sul lato meno "social" della forma di comunicazione maggiormente utilizzata per confrontarsi quotidianamente con gli altri sul web e cioè se sia possibile, chiaramente in condizioni estreme come quelle di questo caso, che si possa addirittura andare contro la propria natura e compiere azioni estreme perché condizionati da quello che si legge sullo schermo di un pc o di uno smartphone.
Adesso vorrei riflettere però su due altri aspetti tra loro però legati a filo molto stretto e cioè il primo che riguarda il senso di giustizia che, al pari di altri, tutti sviluppiamo da giovane età e il secondo il nostro personale concetto di giustizia che deleghiamo alle Leggi dello Stato.
E' evidente che l'esito di una decisione, decisione che immaginiamo sia stata accolta malissimo, nei confronti di chi ha causato la morte della moglie abbia fatto andare "fuori di testa" Di Lello, perché il suo personale senso di giustizia avrebbe voluto ben altro epilogo, ma c'è anche una ipotesi da non scartare e cioè che sia stata proprio l'attesa di mesi a portare all'epilogo che conosciamo. I tempi della giustizia, lo sappiamo bene purtroppo, sono quello che sono e non ho intenzione di criticare l'apparato giudiziario io qui oggi, ma forse e dico forse se situazioni simili si potessero risolvere prima non staremmo a parlare di storie tanto tristi.
In confronto ad altri episodi di incidenti stradali forse questo è il "meno grave" dal punto di vista della dinamica, come ho descritto la più importante delle infrazioni contestate a Italo D'Elisa è l'attraversamento di un incrocio con semaforo rosso, ma l'epilogo mette un senso di disagio, di impotenza, di vuoto perché sicuramente tutte le variabili che ho cercato di descrivere sommate tra loro hanno giocato tanto male da rovinare per sempre le vite di tre persone.


SEICENTO FIRME PER NON CANCELLARE IL PASSATO Lettera d'appello al governo.

  Italia patria di santi poeti e navigatori si, ma almeno per quanto riguarda le Humanae Litterae qualcosa ci siamo persi negli ultimi anni almeno a quanto pare dalla lettera che il "Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità"(link del blog in basso), seicento tra docenti, ex docenti, docenti universitari,accademici della Crusca e perfino costituzionalisti(link dei firmatari in basso), ha indirizzato alla Presidenza del Consiglio e al ministro della Pubblica Istruzione e in cui si fa espressa richiesta di riorganizzare i programmi scolastici del primo ciclo, la primaria appunto.
          L'accusa principale si basa fondamentalmente su carenze linguistiche nella conoscenza della grammatica, sintassi e del lessico di proporzioni enormi, le cui conseguenze sono che i ragazzi, ma anche i più grandi che frequentano le università commettono errori da "terza elementare", insomma sono limitatissimi nella scrittura, leggono pochissimo e quindi hanno difficoltà a esprimersi.
          E' in pratica andato perso il possesso degli strumenti linguistici di base, questo il nocciolo del documento presentato e il Gruppo tiene a far notare che non si tratta affatto di una critica agli insegnati, i quali anzi faticano sempre più in quanto sono i programmi scolastici ormai inadatti perché dopo il superamento della riforma gentiliana non hanno avuto gli strumenti per insegnare senza un "ragionato impianto pedagogico e didattico" afferma testualmente il filosofo Massimo Cacciari, anche lui firmatario dell'appello. Per rendersi conto della diffusione e gravità del fenomeno basti dire che alcuni atenei organizzano dei corsi di recupero di lingua italiana...
          Nel documento si auspica una "revisione delle indicazioni nazionali che dia rilievo all'acquisizione delle competenze di base" e si caldeggiano fortemente "verifiche nazionali periodiche attraverso gli otto anni del ciclo primario" in particolare su dettato, analisi grammaticale e scrittura a mano( il cosiddetto corsivo).
         La situazione è questa, e devo dire che almeno da parte mia non occorreva certo un appello di coloro che per mestiere devono confrontarsi quotidianamente con gli studenti per giungere alla conclusione che la maggioranza delle persone non sa scrivere in italiano correttamente. Si fa un gran parlare da tempo del linguaggio scritto utilizzato dalla ultima generazione specialmente riferito alla messaggistica sui cellulari, sms, chat Whattsapp e simili o sui social, ed infatti queste forme di comunicazione non fanno altro che portare alla luce una scarsissima padronanza del linguaggio, aggiungendo direi anche il non trascurabile fatto che è abitudine comune trasporre nella scrittura il linguaggio parlato, il colpo di grazia.
         Personalmente ho notato poi che già da anni a questa parte il linguaggio parlato che ho occasione di ascoltare tutti i giorni ovunque sia scaduto enormemente e di contenuti e soprattutto di qualità, credo questo sia dovuto anche al fatto che usi e costumi moderni si stiano progressivamente imbarbarendo quasi che noi la nazione da cui provengono opere letterarie come la Divina Commedia di Dante , il Decamerone di Boccaccio, lo Zibaldone e le poesie di Leopardi, Promessi Sposi di Manzoni, Il Fu Mattia Pascal di Pirandello, o le commedie di De Filippo e non me ne vogliano tutti gli altri, faccia di tutto per dimenticarsene.
         Una grossa responsabilità ovviamente ce l'ha chi appunto per mandato dovrebbe far si che il sistema scolastico funzioni al meglio, ma aggiungo che noi siamo i proprietari quelli che hanno avuto la fortuna di ereditare una delle tradizioni letterarie e linguistiche più belle e complete al mondo, e allora siamo noi i primi a dover cercare di non perdercela e c'è un modo molto semplice: la lettura, solo leggendo si acquisisce conoscenza, cultura, capacità di discernimento, si acquisiscono le regole grammaticali magari dimenticate con gli anni, ma soprattutto la sicurezza di potersi confrontare con gli altri.                          Meditate gente, meditate.

DIGIUNARE E MEDITARE L'ultimo studio per aiutarci a vivere meglio e più a lungo

     Digiuno e meditazione. Due parole, due concetti, due modi di vivere a noi poco congeniali e sicuramente distanti dalle abitudini di vita che abbiamo.
          Esce il prossimo martedì il libro di Franco Berrino Luigi Fontana "La Grande Via", un manuale di consigli e modi per condurre una vita sana, longeva e di conseguenza felice.
          Luigi Fontana insegna nutrizione all' Università di Brescia ma è ricercatore da molto tempo negli Stati Uniti, epidemiologo e direttore del Dipartimento di Medicina preventiva all’ Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, Franco Berrino.
          Le carte in regola i signori le hanno tutte e anche di più per darci delle "dritte" su come condurre una vita regolata, sana, e creare di conseguenza i presupposti per condurla non solo bene ma a lungo.
          Il professor Berrino conduce ricerche sugli effetti del digiuno a fasi alterne e sulla riduzione delle calorie e delle proteine in funzione della longevità e in conseguenza di queste si stanno aprendo prospettive inattese per la prevenzione di alcune malattie croniche molto diffuse.
          Dal celebre motto confuciano “Hara hachi bun me" parte il ragionamento di Fontana che consiglia di alimentarsi fino a raggiungere circa il 75 % della sazietà ed è importante anche il digiuno intermittente, cioè occorre dosare il cibo nei tre pasti principali secondo la regola della "colazione da re, il pranzo da principe e la cena da povero" e poi la cosa più importante abbinare attività fisiche come il nuoto e lo hata yoga per far si che il corpo mantenga equilibrio, agilità e flessibilità oltre alla necessaria meditazione caratteristica propria dello yoga.
          In breve "La Grande Via" oltre ai consigli alimentari importanti che dovremmo seguire attentamente cerca di insegnare uno stile di vita in cui ci siano i benefici dell’attività fisica, suggerimenti per rafforzare muscoli e le ossa, dello stare con gli altri e del rapporto con amici e parenti.
          La capacità della nostra memoria, della nostra intelligenza, la necessità di equilibrare attività e inattività come raccomanda la medicina cinese, pensando dunque a dormire abbastanza senza interruzioni. E infine di come particolari tecniche di respirazione e meditazione riescano a ridurre stress e quella malattia diffusissima nelle società moderne, che è il malessere di origine psicologico.
          Testualmente fontana dice: "Molti studi hanno dimostrato che la meditazione e la preghiera riescono addirittura a diminuire la mortalità uno in particolare, dell’università di Harvard che la riduceva in modo significativo, di circa il 33 per cento. Gli autori dello studio non hanno azzardato ipotesi, ma la meditazione riduce lo stato infiammatorio cronico, che è poi il principale fattore di rischio delle malattie croniche"
          Il professor Berrino è convinto che ci sia ora più che mai la necessità di una pubblicazione su questo argomento, in quanto la prevenzione di malattie tumorali, cardiovascolari e neurodegenerative è il metodo principale e più importante per sconfiggerle, e alla fine non risparmia una dura stoccata alle industrie alimentari e alle regole economiche che impediscono alla gente di informarsi correttamente e distinguere pubblicità banali da informazione che si basa su autentici studi ed esperimenti scientifici, esattamente come quelli citati alla fine del libro.
          Un libro da leggere, attentamente.

IL SUICIDIO DI LAVAGNA Ancora una vittima troppo giovane

          Tre giorni fa un ragazzo residente con la sua famiglia a Lavagna (GE) di 15 anni si è suicidato e questo lo sanno tutti. La modalità è facile da descrivere, si è gettato dal balcone di casa.
          Quello che c'è dietro, l'universo che può essere nascosto dalla cruda realtà del fatto è invece tutto terreno da esplorare, dominio delle ipotesi.
          La cronaca è presto fatta: all'uscita del liceo che frequentava in seguito ad una perquisizione dei finanzieri (la famiglia aveva informato e chiesto aiuto alla G. Di F.) è stato trovato in possesso di circa dieci grammi di hashish e dopo aver ammesso che ne possedeva ancora nascosta in casa i militari hanno provveduto ad una nuova perquisizione questa volta nell'appartamento di famiglia.
          E' a questo punto che si consuma la tragedia; improvvisamente il ragazzo si avvicina alla finestra del balcone e si getta nel vuoto. Tre piani, l'intervento immediato dell'ambulanza, il trasporto nel vicino ospedale di Cogorno da dove avrebbe dovuto essere trasferito al San Martino di Genova. Tutto inutile, muore nell'ambulanza durante il trasporto.
          La famiglia è nota a Lavagna e nessuno ha da indicare qualcosa di anormale, trattasi di persone stimate e rispettate da tutti. Il figlio è descritto come bravo, intelligente, educato, diligente e non c'è motivo di dubitarne, anzi. Come si può vedere l'ambiente che frequentava, gli amici, gli atteggiamenti, probabilmente anche la scuola dove andava tutti i giorni rientrano perfettamente nel quadro generico di "normalità" comune a milioni di adolescenti, e allora com'è possibile che solo per essere stato trovato in possesso di pochi grammi di una sostanza stupefacente, tra l'altro definita dalla legge come "droga leggera", abbia avuto una reazione di questa portata?
          Ecco, entriamo nel terreno da esplorare. Sedici anni oggi sono molto più, a livello di maturità e probabilmente intelligenza, di quanti quelli della mia generazione ne volessero e potessero dimostrare, intendo dire che non è per una piccola quantità di hashish che un ragazzo perfettamente inserito nel tessuto sociale decide di tuffarsi dal terzo piano.
          Io credo che negli anni qualcosa si sia"rotto" nel tessuto sociale, qualcosa di importante, qualcosa di determinante negli equilibri dei giovani e probabilmente perché questo qualcosa si è rotto negli equilibri di tutti, genitori, ragazzi, insegnanti, adulti, anziani, buoni, cattivi, belli, brutti e chi più ne ha ne metta.
          Il punto però è che se il cambiamento, molto probabilmente dettato da modi e tempi acquisiti dalle società nel loro divenire moderno troppo accelerato, nei soggetti maturi ha avuto effetti più o meno minimi secondo me nei giovani, che per definizione imparano e incamerano le nozioni da cui sono continuamente bombardati molto più velocemente, ha prodotto effetti deleteri. Non hanno ancora acquisito la capacità di "filtrare" i segnali buoni per loro dai segnali cattivi e siamo noi a doverglielo dare questo filtro.
          Durante il funerale la mamma ha parlato di droga, e certamente la droga non è cosa buona, ha parlato dei cellulari dicendo che è guardandosi in faccia che ci si dicono veramente le cose, ed è troppo vero, ha invitato a chiedere aiuto quando si è in difficoltà e anche qui ha perfettamente ragione, ma io credo che la nuova generazione stia vivendo un periodo di tremenda confusione, penso che si chiede aiuto quando se ne sente il bisogno e invece loro probabilmente avendo forse tutto e di più, e non ne voglio fare una colpa a nessuno, non ne sentano affatto il bisogno. Non è per trasgressione che assumono sostanze stupefacenti, non è per trasgressione che corrono a duecento all'ora con un'automobile, non è per trasgressione che aggrediscono i loro coetanei o stuprano ragazze, non è per trasgressione che rubano ai più piccoli i cellulari o fanno i bulli. E' perché i freni si sono rotti e nessuno li ripara.
          Quello che servirebbe, che sarebbe preferibile, è un grido di dolore di questi ragazzi, ma probabilmente il grido di dolore, l'unico che sentiremo è dei genitori di qualcuno buttatosi da una finestra, in una chiesa gremita di gente e di coscienze da analizzare.

LA GIUSTIZIA DIMENTICATA Un altro episodio di "disordine" giudiziario

Immaginate una bambina di sette anni.
Immaginate una bambina di sette anni sola in mezzo alla strada in brutte condizioni.
Immaginate una bambina di sette anni sola in mezzo alla strada soccorsa da estranei e portata in un ospedale, dove le vengono riscontrati vari traumi da abusi di origine sessuale e infezioni sessualmente trasmesse.
Immaginate una madre che lascia la sua ricchezza più grande in compagnia del suo convivente, sicura che la figlia si trovi in mani sicure quelle stesse mani che invece la piccola non ha potuto frenare, fermare, a cui non ha potuto opporsi in minima forma potendo solo subirne l'indescrivibile.
Immaginate quella bambina che ora è una donna di ventisette anni, si ventisette perché l'iter giudiziario è durato venti interminabili anni in cui c'è stata una prima condanna per maltrattamenti e già dopo molto tempo a dodici anni, con gli atti che vengono trasmessi da Alessandria a Torino per il secondo grado ed è qui che la macchina giudiziaria s'inceppa: nove anni per fissare l'appello e nel frattempo la prescrizione che sopraggiunge per legge.
Avete immaginato tutto? Ecco, non è servito a niente. Nessuno potrebbe mai immaginare quello che questa bambina, adolescente, ragazza e ora donna ha subito dovendolo ricordare ogni volta che entrava in un'aula di tribunale. Il peggiore reato forse che si possa compiere nei confronti di un essere umano, qualcosa che entra nella parte più intima di chi lo subisce e non mi riferisco esclusivamente all'intimità fisica ma a quella psicologica, dove restano i segni che non si cancellano.
La procura generale si è scusata pubblicamente nella persona della giudice mentre pronunciava la sentenza di prescrizione ma ha poca importanza, anche se umanamente siamo con la corte in quanto un magistrato è in prima istanza un essere umano ed un essere umano con una coscienza non può non rendersi conto di quanto l'accaduto giudiziario sia ai confini dell'incredibile.
Ecco ai confini, perché invece di incredibile non c'è proprio niente. E' tutto troppo vero.
E' reale quello che è successo, e per l'ennesima volta è perché abbiamo un sistema giudiziario che viaggia ai confini e oltre del possibile e dell'impossibile ma purtroppo fattibile, lo dimostrano questi episodi ogni volta che vengono inevitabilmente riportati dalla stampa.
Io di mio l'unica cosa che mi sento di dire è che cercherò sempre di portare all'attenzione il più possibile fatti simili e altri di ingiustizia evidente, anche se come in questo rientranti perfettamente nelle leggi vigenti, e quindi sono proprio queste leggi che, faccio appello al legislatore ricordandogli che in primis è un essere umano, vanno modificate, rielaborate, riscritte in modo che l'accaduto non si ripeta ancora una sola altra volta. Non credo ci voglia più che un pò di buona volontà e lavoro serio.
L'uomo in quanto tale sono convinto che deve per sua natura imparare dagli errori commessi. E il primo passo è non dimenticare quanto succede. Non dimentichiamo neanche questa orribile vicenda; noi no a differenza della protagonista che invece alla richiesta se volesse presentarsi al processo si è rifiutata dicendo: "Voglio solo dimenticare".
Sarà difficile, molto.



IL MIO GIRO D'ITALIA

Da oltre dodici anni risiedo a Frascati, cittadina di 22.000 abitanti che fa parte della città metropolitana di Roma  Capitale. Come pote...