martedì 2 gennaio 2018

TASSA SUI SACCHETTI DI PLASTICA. LA VERITA'




Volete sapere la verità sulla nuova tassa in vigore da ieri? Bene, allora leggete attentamente.

L'obbligo è scattato dal primo gennaio di quest'anno, ma nei supermercati è già forte il "malcontento" dei clienti per quella ribattezzata subito come “tassa sui sacchetti”. Quello ancora poco chiaro è chi guadagnerà sulla nuova imposta. Passo indietro: 3 agosto 2017, viene approvato in commissione, con voto del gruppo del Pd, l'emendamento che introduce il balzello. In pieno clima di ferie il Parlamento sente l'esigenza di accelerare la norma infilandola in una legge diciamo quasi estranea all'argomento, il Dl Mezzogiorno. Paradossale è che in un provvedimento che dovrebbe favorire lo sviluppo al sud compare un emendamento, firmato dalla deputata Dem Stella Bianchi, i cui vantaggi economici saranno goduti quasi tutti in Piemonte.


Adesso però vediamo come è stato strutturato l'emendamento, che nella prima parte impone il divieto di usare i sacchetti ultraleggeri di plastica, quelli che tutti usiamo ogni giorno. Tutto regolare, lo impone l'attuazione di una direttiva europea che ha per scopo ridurre il consumo di plastica e il suo impatto ambientale rendendo obbligatori i sacchetti con il 40% di materia prima biodegradabile. Il Pd aggiunge però un altro meccanismo: ai supermercati è vietato regalarli, pena una multa fino a 100 mila euro. Una misura spacciata per incentivo a ridurre il consumo di sacchetti che sono ancora per più del 50% composti di plastica. Ma il fine apprezzabilissimo della sanzione è vanificato dalla norma che vieta il riciclo dei sacchetti. E ovviamente non è possibile portarsi da casa per motivi igienici e di taratura delle bilance buste o contenitori di nessun genere che finiscano a contatto diretto con gli alimenti o con le bilance. Evidente a questo punto che se non posso portarmeli da casa non ho come alternativa che usare quelli forniti dal supermercato, il disincentivo del pagamento, obbligatorio per legge, non può scoraggiare il consumo.


Chi guadagna in tutto ciò a questo punto sorge spontaneo chiedersi. La norma sgrava la grande distribuzione, che in Italia conta un competitor da sempre legato alla sinistra (la Coop), dal costo delle bustine e lo riversa completamente sul cliente, che poi non sembra un grande vantaggio in quanto i negozi dovranno fronteggiare la rabbia della clientela. C'è anche un dubbio sulla scelta di non regolamentare il prezzo dei sacchetti biodegradabili, in quanto bene ormai obbligatorio per legge ed esposto a possibili speculazioni sul prezzo (figuriamoci...!).

Gli unici ad esprimere soddisfazione (e come potrebbe essere diversamente) nei confronti della norma sono i vertici di Assobioplastiche, il cui presidente, Marco Versari, è stato portavoce del maggiore player del settore, la Novamont (sede a Novara, Piemonte appunto come accennato), già nota per aver inventato i sacchetti di MaterBi, materiale biodegradabile a base di mais. Intorno a Novamont si concentrano imbarazzanti, e non certo per chi legge o scrive, coincidenze: l'amministratore delegato è Catia Bastioli, manager che ha incrociato più volte la strada del Pd (e di Matteo Renzi). Nel 2011 partecipa come oratore alla seconda edizione della Leopolda, quella in cui esplode il fenomeno Renzi e molti degli ospiti di quell'evento oggi occupano poltrone di nomina politica. Catia Bastioli è fra questi: nel 2014 (pur mantenendo l'incarico alla Novamont nenanche a dirlo) viene nominata presidente di Terna. A giugno 2017, ciliegina sulla torta, Mattarella la nomina cavaliere del lavoro.


La Novamont è l'unica azienda italiana che produce il materiale per produrre i sacchetti bio e detiene l'80% del mercato, e dopo la legge appunto questo fa gola a molti: inizialmente i sacchetti saranno venduti in media a due/tre centesimi l'uno. Le stime dicono che ne consumiamo ogni anno 20 miliardi, in proiezione dunque un business da 400 milioni di euro l'anno.


Il 15 novembre scorso Renzi ha fatto tappa con il treno del Pd alla Novamont (ma che coincidenza!). Ha incontrato i dirigenti, ovviamente a porte chiuse, e ha poi dichiarato ai giornalisti: «Dovremo fare ulteriori sforzi per valorizzare questa eccellenza italiana». Infatti. 



E poi qualcuno ancora dice che Renzi non mantiene le promesse.


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