domenica 15 ottobre 2017

IL FORNO DI OSTIA. VICINO ALL'EPILOGO

Diversi mesi fa ho dedicato due articoli a quella che allora definivo "disavventura giudiziaria" e "incubo" per una famiglia di Ostia a Roma proprietaria da oltre dieci anni di una onesta e avviata attività commerciale, che si è vista letteralmente privare da un giorno all'altro del proprio lavoro per delle ragioni che di seguito ricordo e scrivo per chi non sapesse.
La famiglia dei Pollari a Ostia è stimata e apprezzata da tutti quanti, e sono molti, la conoscano per le persone che sono e per il lavoro che fanno: titolari del “Forno di Ostia” da oltre dieci anni si sono visti sottoposti ad un provvedimento di sequestro preventivo da parte della Guardia di Finanza dei tre locali e dell'attività che svolgevano.Le ragioni addotte dal giudice che ha emesso nel giugno 2016 l'ordinanza sono semplici ma deleterie per i Pollari: uno dei tre locali che ho detto, da loro regolarmente affittato, è di proprietà della famiglia Fasciani che per varie ragioni è sotto indagine giudiziaria, per cui dice la Legge il tribunale può “togliere” l'attività ai legittimi proprietari (solamente faccio notare perché uno dei tre negozi non è il loro ma affittato appunto dai Fasciani) e affidarla temporaneamente ad altri. Nel caso specifico ad un commercialista e ad alcuni suoi collaboratori incaricati di “sostituire per il tempo delle indagini” i Pollari.

Non sto qui a spiegare, ma dovrei forse, che un mestiere può essere svolto bene solamente da chi ha esperienza in quel campo e quindi purtroppo oltre all'inganno anche la beffa, perché come ci dice Stefano Pollari, amministratore della società e figlio del titolare, nei mesi a seguire il risultato di una “gestione malandata” del forno ha fatto si che questo sia ormai in condizioni economiche precarie.
L'unica consolazione dice ancora Stefano è che le persone che ci conoscono esprimono il loro conforto dicendoci che da quando non ci siamo più noi va tutto diversamente e che aspettano solo il nostro ritorno al timone della società”.
Stefano Pollari

Ho brevemente ricordato e spiegato l'antefatto perché è di qualche giorno fa la notizia che diversamente da quanto la legge stessa dispone, cioè che in un tempo massimo di diciotto mesi
il sequestro preventivo si deve risolvere e quindi non oltre dicembre prossimo, il giudice che si occupa di questa vicenda ha disposto un rinvio a fine febbraio 2018 (completamente inaspettato questo, infatti chi gestisce temporaneamente il forno si aspettava di dover riconsegnare tutto e negli ultimi tempi aveva persino smesso di acquistare le materie prime).
Probabilmente in quanto non avendo fino ad oggi ottenuto nulla di consistente nei confronti degli indagati, che ricordo sempre non sono i Pollari, si pensa di poter avere da un supplemento d'indagine prove rilevanti.
E in tutto ciò ancora a pagare in prima persona sono i Pollari che essendo “terzi in causa” non possono addurre motivazioni o eccezioni di nessun genere e ai quali ad oggi rimane da sperare solamente una sentenza in cassazione prevista per il 28 ottobre nei confronti degli indagati, che se positiva con probabilità libererebbe Stefano e famiglia da questo assurdo e ingiusto procedimento giudiziario.
Le parole scritte o dette sono finite, credo che anche un cieco si renderebbe conto che certi procedimenti perfettamente legali siano profondamente sbagliati nella sostanza e forse anche nella forma, con tutte le conseguenze del caso.
Fare appello ai giudici o a chi amministra in altri modi la legge non servirebbe adesso che il danno è fatto, lo faccio invece al buon senso di tutti noi perché chi scrive le leggi e chi le applica sono “uomini” come noi e quando si prendono certe decisioni o si scrivono leggi prima che pensare da magistrati bisognerebbe pensare da “uomini”.
Ancora auguri di tornare alla loro vita alla famiglia dei Pollari perché sono convinto che alla fine tardi forse per fortuna ma non troppo, in questo caso e in mille altri simili c'è una giustizia che vince sempre.

Non quella scritta per fortuna.    

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