venerdì 24 febbraio 2017

IL SUICIDIO DI LAVAGNA Ancora una vittima troppo giovane

          Tre giorni fa un ragazzo residente con la sua famiglia a Lavagna (GE) di 15 anni si è suicidato e questo lo sanno tutti. La modalità è facile da descrivere, si è gettato dal balcone di casa.
          Quello che c'è dietro, l'universo che può essere nascosto dalla cruda realtà del fatto è invece tutto terreno da esplorare, dominio delle ipotesi.
          La cronaca è presto fatta: all'uscita del liceo che frequentava in seguito ad una perquisizione dei finanzieri (la famiglia aveva informato e chiesto aiuto alla G. Di F.) è stato trovato in possesso di circa dieci grammi di hashish e dopo aver ammesso che ne possedeva ancora nascosta in casa i militari hanno provveduto ad una nuova perquisizione questa volta nell'appartamento di famiglia.
          E' a questo punto che si consuma la tragedia; improvvisamente il ragazzo si avvicina alla finestra del balcone e si getta nel vuoto. Tre piani, l'intervento immediato dell'ambulanza, il trasporto nel vicino ospedale di Cogorno da dove avrebbe dovuto essere trasferito al San Martino di Genova. Tutto inutile, muore nell'ambulanza durante il trasporto.
          La famiglia è nota a Lavagna e nessuno ha da indicare qualcosa di anormale, trattasi di persone stimate e rispettate da tutti. Il figlio è descritto come bravo, intelligente, educato, diligente e non c'è motivo di dubitarne, anzi. Come si può vedere l'ambiente che frequentava, gli amici, gli atteggiamenti, probabilmente anche la scuola dove andava tutti i giorni rientrano perfettamente nel quadro generico di "normalità" comune a milioni di adolescenti, e allora com'è possibile che solo per essere stato trovato in possesso di pochi grammi di una sostanza stupefacente, tra l'altro definita dalla legge come "droga leggera", abbia avuto una reazione di questa portata?
          Ecco, entriamo nel terreno da esplorare. Sedici anni oggi sono molto più, a livello di maturità e probabilmente intelligenza, di quanti quelli della mia generazione ne volessero e potessero dimostrare, intendo dire che non è per una piccola quantità di hashish che un ragazzo perfettamente inserito nel tessuto sociale decide di tuffarsi dal terzo piano.
          Io credo che negli anni qualcosa si sia"rotto" nel tessuto sociale, qualcosa di importante, qualcosa di determinante negli equilibri dei giovani e probabilmente perché questo qualcosa si è rotto negli equilibri di tutti, genitori, ragazzi, insegnanti, adulti, anziani, buoni, cattivi, belli, brutti e chi più ne ha ne metta.
          Il punto però è che se il cambiamento, molto probabilmente dettato da modi e tempi acquisiti dalle società nel loro divenire moderno troppo accelerato, nei soggetti maturi ha avuto effetti più o meno minimi secondo me nei giovani, che per definizione imparano e incamerano le nozioni da cui sono continuamente bombardati molto più velocemente, ha prodotto effetti deleteri. Non hanno ancora acquisito la capacità di "filtrare" i segnali buoni per loro dai segnali cattivi e siamo noi a doverglielo dare questo filtro.
          Durante il funerale la mamma ha parlato di droga, e certamente la droga non è cosa buona, ha parlato dei cellulari dicendo che è guardandosi in faccia che ci si dicono veramente le cose, ed è troppo vero, ha invitato a chiedere aiuto quando si è in difficoltà e anche qui ha perfettamente ragione, ma io credo che la nuova generazione stia vivendo un periodo di tremenda confusione, penso che si chiede aiuto quando se ne sente il bisogno e invece loro probabilmente avendo forse tutto e di più, e non ne voglio fare una colpa a nessuno, non ne sentano affatto il bisogno. Non è per trasgressione che assumono sostanze stupefacenti, non è per trasgressione che corrono a duecento all'ora con un'automobile, non è per trasgressione che aggrediscono i loro coetanei o stuprano ragazze, non è per trasgressione che rubano ai più piccoli i cellulari o fanno i bulli. E' perché i freni si sono rotti e nessuno li ripara.
          Quello che servirebbe, che sarebbe preferibile, è un grido di dolore di questi ragazzi, ma probabilmente il grido di dolore, l'unico che sentiremo è dei genitori di qualcuno buttatosi da una finestra, in una chiesa gremita di gente e di coscienze da analizzare.

Nessun commento:

Posta un commento

IL MIO GIRO D'ITALIA

Da oltre dodici anni risiedo a Frascati, cittadina di 22.000 abitanti che fa parte della città metropolitana di Roma  Capitale. Come pote...